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Bergamo in Comune | Dicembre 6, 2024

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DOLLARO, NATO, CINA-RUSSIA, EUROPA ED UCRAINA

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Ventinovesima parte – Vertice dei BRICS in SudAfrica

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Il 22-24 agosto il Sudafrica ospiterà il vertice dei BRICS: l’associazione dei Paesi emergenti formata da Brasile, Russia, India, Cina e dallo stesso Sudafrica.

I capi di Stato o di governo attesi sono sessantanove e fra essi ci sarebbe potuto essere anche l’autocandidato Emmanuel Macron, ma gli hanno detto chiaro e tondo che non è il caso: non hanno bisogno di cavalli di Troia del G7 e del Fondo Monetario Internazionale.

Il Presidente russo Vadimir Putin sarà presente in videoconferenza; pare che gli sarebbe piaciuto partecipare di persona, ma i responsabili della sua sicurezza gli hanno fatto presente che sarebbe stata una occasione troppo ghiotta per la NATO per fargli fare la fine di Enrico Mattei.

Dopotutto il 17 luglio 2014 il volo Malaysia Airlines 17 è stato abbattuto sul Donbass mentre l’aereo del buon Vladimiro se ne veleggiava tranquillamente ignaro pochi kilometri a nord sopra la Bielorussia di ritorno da una visita a Cuba, Nicaragua, Argentina e Brasile (tutti paesi dei BRICS, o aspiranti tali). I due aerei avevano livree bianche, rosse e blu molto simili e all’epoca era venuto il dubbio che “qualcuno” avesse sbagliato mira; tuttavia, la sentenza di colpevolezza contro le milizie di autodifesa russofone del Donbass emessa da un tribunale olandese ha completamente cancellato tutti questi dubbi, giustamente e molto più che correttamente bollati come “teorie complottiste”…

Contro Vladimir Putin è stato emesso anche un mandato di arresto InterPol dalla credibilissima Corte Penale Internazionale dell’Aia, organismo noto per l’imparzialità delle sue inchieste, ed il SudAfrica si potrebbe trovare nella imbarazzante situazione di dovere decidere se vale di più l’immunità diplomatica, come stabilito dai tempi della Constitutio Juris Iustiniani, o un mandato di arresto di una credibilissima e anticomplottista Corte Penale Internazionale.

Good question!

Fatto sta ed è che il buon Vladimiro questa volta non si schioderà da tutte le Russie.

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Il Presidente cinese Xi invece sarà presente in pompa magna, tanto per fare capire a tutti che è lui “quello che conta di più”, anche se non è detto che gli lascino l’ultima parola.

Il “quasi pària” Primo Ministro indiano, Narendra Modi, ha invece appena dovuto ingoiare la sentenza della Corte Suprema di Nuova Delhi che ha reintegrato in Parlamento il capo dell’opposizione, l’indo-piemontese Rahul Gandhi (deve essere un qualcosa nella Bagna Cauda anche un pretone argentino-piemontese conta parecchio oggi nel mondo) e allora si è rifatto non invitando per ripicca Zelensky al G20, non si sa se con un commento degno del generale Cambronne o di una vignetta di Vauro.

Il Presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, e quello del SudAfrica, Cyril Ramaphosa Matamela, si stanno comportando, come loro solito, da signori e concordano che “in questo incontro, possiamo già decidere consensualmente quali nuovi Paesi possono aderire ai BRICS. Molti paesi vogliono entrare e, se sono in regola con le regole che stiamo stabilendo, bisognerà farli entrare”.

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Il tema fondamentale del vertice BRICS sarà il definire i prossimi passaggi per una moneta internazionale alternativa a US Dollar.

Le ipotesi su come dovrà essere questa futura moneta sono parecchie, sicuramente la storia dell’Euro sarà molto tenuta presente, nel senso di: “Ecco! Così è come tu NON devi fare!”.

Si parla di agganciare questa nuova moneta al valore dell’oro, praticamente di effettuare una specie di nuova e alternativa Bretton Woods, quando sono stati costituiti il Fondo Monetario Internazionale e la Banca mondiale con US Dollar come valuta principale avente un tasso di cambio quasi fisso con l’oro.

Stabilizzare il tasso di cambio, come aveva proposto l’economista inglese critico del liberismo John Keynes, significa impedire movimenti eccessivi di capitali, evitare gli eccessi della speculazione ed impedire crisi simili a quella del ’29.

La stabilizzazione del cambio è rimasta fino a quando, nell’agosto 1971, il Presidente USA Nixon, stremato dalle spese per la guerra del Vietnam, ne ha preso atto, ha sancito la fine della convertibilità di US Dollar in oro e ha deciso di passare direttamente a stampare moneta allo scopo di finanziare la guerra in Indocina.

È stata in questa occasione che il sistema valutario, che era ben organizzato e sicuro, ha cominciato a trasformarsi in un ambiente privo di certezze, in una jungla, ed è nato il cosiddetto “Neo-Liberismo”.

La fine di Bretton Woods ha segnato l’inizio di un periodo di grande instabilità valutaria, di speculazioni finanziarie, ma soprattutto la libertà per le banche centrali di creare moneta per alimentare il “libero mercato finanziario”, per creare bolle fasulle di presunto credito, insomma. Bolle che si vengono a sostituire, fino a quando non scoppiano inevitabilmente, alla produzione reale di ricchezza basata sul plusvalore dei prodotti e sul lavoro dei popoli.

I BRICS hanno ormai preso atto del totale fallimento del Neo-Liberismo per quanto riguarda la produzione e, soprattutto, la distribuzione della ricchezza e potrebbero azzerare il gioco cercando di creare nuovamente le condizioni per un “boom economico” come quello che gli accordi di Bretton Woods avevano reso possibile nel dopoguerra.

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In ogni modo la scelta più probabile per questa nuova moneta è quella della sua costituzione sulla base di un paniere di valute “pesate” in base al Prodotto Interno Lordo dei singoli paesi aderenti.

Ovviamente le monete utilizzate nel paniere saranno le famose R5 (Rupia indiana, Real brasiliano, Rublo russo, Renminbi (Yuan) cinese e Rand sudafricano), ovvero le monete dei paesi BRICS, che per una strana coincidenza, iniziano tutte per R.

Queste monete non saranno cancellate per essere sostituite da quella centralizzata, come è successo venticinque anni fa con l’Euro, ma resteranno in corso legale a pieno titolo e saranno semplicemente “affiancate” dalla nuova per garantire la sovranità dei singoli Stati che non si prevede di sostituire con un organismo internazionale ademocratico come è l’Unione Europea.

Sicuramente si cercherà di realizzare una “Banca Centrale”, non nel senso che si dà oggi a questo termine, ma per avere un organismo di controllo sulla correttezza delle operazioni di scambio.

Anche qui l’esperienza della Banca Centrale Europea sarà fondamentale e si eviterà in tutti i modi di realizzare un apparato che abbia come scopo la “realizzazione di una economia di mercato fortemente competitiva” (sic, nel caso della BCE).

Diciamo che i BRICS non sono scemi e non hanno alcuna intenzione di creare un potentato che dopo si metterebbe a scrivere lettere di censura nel caso si sia obbligati ad emettere provvedimenti “potenzialmente dannosi per l’economia ed il credito” (sic) ed in cui si scrive che “è sbagliato intervenire d’autorità sui margini di interesse delle banche” (sic, di nuovo), come sta facendo la presidentessa della BCE nel caso di provvedimenti di tassazione sui super-profitti bancari presi addirittura da fascistoni, fascistoidi, fascistelli e fascistucci nostrani.

Due miliardi di Euro di utile annuo di una singola banca, come è avvenuto l’anno scorso, effettivamente sono un po’ troppi; checchè ne dica la presidentessa che sostiene una politica neo-liberista, che rifiuta la ristrutturazione del debito greco e che allenta le norme sulla speculazione.

Esattamente tutto il contrario di quello che stanno cercando di fare i BRICS che, quindi, la tengono in massima considerazione: “Ecco! Così è come tu NON devi fare!”.

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Questa mappa, di fonte russa, è interessante sia perchè rappresenta i confini della Russia con l’annessione del Donbass e della Crimea, sia perchè riduce la Palestina ad un puntolino sì e no visibile. Non dimentichiamoci che il russo è la seconda lingua più parlata in Israele a causa della forte presenza di seguaci della religione ebraica originari dalla Russia o dall’Ucraina. Ovviamente il buon Vladimiro a questo presta attenzione (anche perchè Israele non ha aderito alle sanzioni e le sue banche, insieme a quelle degli Emirati, dell’India, del Kazakistan e simili garantiscono i pagamenti da e per tutte le Russie).

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Ad oggi sono almeno venticinque i Paesi interessati alla realizzazione di una nuova moneta comune alternativa ad US Dollar.

Al convegno di Johannesburg è possibile che si pongano le basi per una moneta sperimentale, ad esempio elettronica, mentre la Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS già esiste.

È importante rimarcare come i BRICS affermino continuamente di non essere, e di non volere essere, una alleanza militare o un organismo politico ed economico organizzato come l’UE o il G7.

Affermano che è loro intenzione diventare sempre più un’alleanza di Paesi uniti dalla necessità di liberarsi dal neocolonialismo dell’Occidente e di determinare autonomamente, come i Cinesi ripetono fino alla noia, politiche di cooperazione e di sviluppo reciprocamente vantaggiose.

Nelle loro intenzioni una espansione economica reale e non contabile (come è invece quella dove imperversano le finanziarie) servirà a diluire ed attenuare le differenze esistenti tra i vari Paesi.

A questo proposito si vedano le conclusioni del pre-vertice tenuto dai Ministri dell’Agricoltura BRICS che hanno firmato una dichiarazione congiunta per realizzare accordi di cooperazione e per l’adozione di migliori pratiche agricole alimentari, con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili.

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Si può dire che l’economia globale ora è stanca di continuare ad usare esclusivamente lo US Dollar perché ormai questa valuta è quella di un un paese con un debito estero virtualmente impagabile e con un sistema produttivo impoverito a causa delle delocalizzazioni selvagge.

Si tratta di un Paese che ormai vive di finanza, ovvero della capacità di contrarre nuovi debiti con il resto del mondo, e questo potrebbe anche essere fattibile, ma solo fino a quando non si presentano rivali militari, tecnologici e diplomatici, come si è verificato per gli USA dalla caduta del Muro di Berlino fino quasi ai giorni nostri.

Vari Paesi hanno chiesto di aderire ai BRICS: Venezuela, Cuba, Argentina, Egitto, Bielorussia, Iran, Arabia Saudita, Algeria, Emirati Arabi Uniti, Tunisia, Indonesia…

Questo allargamento certamente creerà problemi di organizzazione, ma che è anche una grande opportunità strategica, sempre per i BRICS, ovviamente.

In particolare, nonostante il silenzio totale sull’argomento del sistema mediatico nostrano, tra i Paesi candidati sono presenti “pezzi da 90” nel settore dell’energia come Iran, Algeria e Arabia Saudita che, se ad essi si aggiunge la Russia, possono consentire ai BRICS di assumere già nel breve termine una posizione quasi di monopolio nel settore dell’energia.

Anche solo per questo non si può snobbare, o peggio cercare di ridicolizzare, il fenomeno politico ed economico dei BRICS.

In una recente intervista il presidente di BRICS-Italia ha ricordato: C’è stato un tempo in cui l’Occidente era solito ridicolizzare i BRICS, descrivendoli come una farfalla che batteva le ali a vuoto in un ordine mondiale dominato dal G7. Oggi l’effetto farfalla cambierà l’ordine mondiale.”

A questo proposito si può solo ricordare quanto suole ripetere il fisico Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica nel 2021, esperto di sistemi complessi e di teoria del caos: “Un battito d’ali di una farfalla in Amazzonia potrà avere come conseguenza una tempesta di neve a Chicago”.

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E anche per oggi finiamola qui.

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Ponte Tresa (VA), 19.VIII.2023

Marco Brusa

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