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Bergamo in Comune | Aprile 20, 2024

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DICHIARAZIONE DI KARL LIEBKNECHT AL REICHSTAG

DICHIARAZIONE DI KARL LIEBKNECHT AL REICHSTAG

il 2 dicembre 1914

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Motivo il mio voto al progetto che ci è oggi sottoposto nel modo seguente:

Questa guerra, che nessuna delle popolazioni coinvolte ha voluto, non è scoppiata per il bene del popolo tedesco o di altri popoli.

Questa è una guerra imperialista, una guerra per la dominazione capitalista del mercato mondiale e per il dominio politico dei paesi importanti per portarvi il capitale industriale e bancario.

Dal punto di vista del rilancio degli armamenti, è una guerra preventiva causata congiuntamente dai partiti della guerra tedeschi e austriaci nella oscurità del semi-assolutismo e della diplomazia segreta.

È anche un’impresa di carattere bonapartista tendente a demoralizzare, a distruggere il movimento operaio in crescita.

È quello che hanno dimostrato, con chiarezza sempre maggiore e, nonostante una cinica messa in scena destinata ad indurre in errore le coscienze, gli eventi degli ultimi mesi.

La parola d’ordine tedesca: ‘contro lo zarismo’, proprio come la parola d’ordine inglese e francese: ‘contro il militarismo’, è servita come mezzo per attivare gli istinti più nobili, le tradizioni e le speranze rivoluzionarie del popolo a vantaggio dell’odio contro i popoli.

Complice dello zarismo, la Germania, fino a ora modello della reazione politica, non ha nessuna qualità per svolgere il ruolo di liberatrice dei popoli.

La liberazione del popolo russo, come del popolo tedesco deve essere l’opera di questi popoli stessi.

Questa guerra non è una guerra difensiva per la Germania.

Il suo carattere storico e la sequenza degli avvenimenti ci vietano di fidarci di un governo capitalista, quando dichiara di chiedere i crediti per la difesa della patria.

Una pace rapida e che non umili nessuno, una pace senza conquiste, questo è quello che bisogna esigere. Ogni sforzo diretto in questo senso deve essere ben accolto.

Solo l’affermazione continua e simultanea di questa volontà in tutti i paesi belligeranti potrà fermare il sanguinoso massacro prima del completo esaurimento di tutte le popolazioni interessate.

Solo la pace basata sulla solidarietà internazionale della classe operaia e sulla libertà di tutti i popoli può essere una pace duratura.

È in questo senso che il proletariato di tutti i paesi deve compiere, anche durante la guerra, uno sforzo socialista per la pace.

Acconsento ai crediti fin tanto che siano richiesti per opere capaci di superare la miseria esistente, anche se li trovo del tutto inadeguati.

Sono anche d’accordo con tutto ciò che è fatto in favore della sorte dei nostri fratelli sui campi di battaglia, in favore dei feriti e dei malati per i quali io sento la più ardente compassione.

Anche in questo caso, niente che venga chiesto sarà troppo ai miei occhi.

Ma la mia protesta va contro la guerra, contro quelli che ne sono responsabili, quelli che la dirigono; va alla politica capitalistica che l’ha generata; la mia protesta è diretta contro i fini capitalisti che la guerra persegue, contro i piani di annessione, contro la violazione della neutralità del Belgio e del Lussemburgo, contro la dittatura militare, contro l’oblio completo dei doveri sociali e politici di cui si rendono colpevoli, anche oggi, il governo e le classi dominanti.

Ed è per questo che respingo la richiesta dei crediti militari.

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Karl Liebknecht

Berlino, 2 dicembre 1914

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Nella famosa seduta plenaria del 4 agosto 1914 i crediti di guerra furono votati da tutti i partiti politici rappresentati al Reichstag, compresa la Socialdemocrazia tedesca (Spd).

È bene puntualizzare che il 4 agosto 1914 cadeva tre giorni dopo la dichiarazione di guerra della Germania alla Russia, due giorni dopo l’occupazione tedesca del Lussemburgo, all’indomani della dichiarazione di guerra alla Francia e nello stesso giorno dell’invasione del Belgio.

Con l’approvazione dei crediti di guerra, la Spd inferse, di fatto, un duro colpo alla propria autorità politica e morale che avrebbe pesato nel tempo, fino ai giorni nostri.

Il 2 dicembre 1914, Karl Liebknecht, deputato socialdemocratico (SPD), è l’unico a votare contro i crediti di guerra al Reichstag, il Parlamento tedesco.

Il 4 agosto precedente, si era levato per la prima volta contro questi prestiti denunciando il carattere imperialista della guerra iniziata. Ma, conformandosi alla disciplina del gruppo socialdemocratico, non aveva votato contro.

Dopo 4 mesi di macelleria, Liebknecht supera l’ostacolo ed esprime il suo voto contrario, con un atto di grande coraggio che diventa storico. Nel 1916 fu imprigionato.

Con Rosa Luxemburg e altri, il 1° gennaio 1919 Liebknecht stava per fondare, e diventare dirigente, del Partito comunista tedesco (KPD).

Il 15 gennaio 1919, saranno entrambi vilmente e brutalmente assassinati durante la rivolta Spartachista dalle forze di repressione guidate dal socialdemocratico Noske e dal generale Hindenburg che nel 1933 nominò Hitler cancelliere del Reich.

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https://www.fondazionesocialismo.it/wp-content/uploads/2016/11/DOttavio_Mondoperaio_dossier-Trento.pdf

https://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/custen03-015472.htm

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