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Bergamo in Comune | Luglio 27, 2024

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C’ERAVAMO TANTO AMATI

C’ERAVAMO TANTO AMATI

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ED ORA CI SIAMO TANTO ARMATI…

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Non si tratta della parafrasi di una mitica canzone di Gianfranco Manfredi (Quarto Oggiaro Story, dedicata al “Movimento del ‘77”. Altri tempi, proprio altri tempi…) ma la realtà dei sentimenti che in Russia si provano ora nei confronti del cosiddetto Occidente: un senso di tradimento ricevuto in un amore che era stato sincero e nei cui confronti non si può non provare nostalgia e, comunque, desiderio di una futura ripresa di un qualche tipo di rapporto, pur avendo ben chiaro che la storia, economicamente parlando, è irreversibilmente finita.

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https://youtu.be/rmMWgR5eyDE

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“I legami della Russia con i suoi vicini occidentali si sono accumulati per secoli e anche una crisi così potente come quella di oggi non può tagliarli dall’oggi al domani.

Restare umani anche di fronte alla conflittualità, mantenere legami culturali, umanitari e, in ultima analisi, familiari in mezzo all’ostilità, all’odio e al conflitto politico, sarà un compito molto difficile, ma nondimeno sarà uno dei più importanti”, scrive il prof. Ivan Timofeev, direttore del “Gruppo Valdai”.

Al diavolo il MinCulPop NATO/UE/BCE, non possiamo che essere completamente d’accordo su questo e prendiamo atto con interesse, senza sentire l’obbligo di dover formulare una nostra opinione, di tutto il resto.

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Forniamo la traduzione di un articolo a firma Ivan Timofeev apparso su Russia Today il 5 aprile e Vi ricordiamo che, non essendo la cosiddetta Unione Europea una istituzione democratica, i siti russi sono stati “bannati” e si può accedere loro solo tramite una connessione VPN con uno Stato estero che non aderisce alle sanzioni.

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https://www.rt.com/russia/574207-can-russia-really-break-away/

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LA RUSSIA PUÓ DAVVERO RIUSCIRE A STACCARSI DALL’OCCIDENTE?

Questo paese non è la Corea del Nord o l’Iran ed è questo il motivo per cui il blocco USA è così determinato a impedire che la sua “ribellione” abbia successo.

Di Ivan Timofeev, direttore del “Gruppo Valdai” e uno dei massimi esperti di politica estera in Russia.

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Molto prima che le relazioni tra la Russia e l’Occidente precipitassero nella attuale crisi politica totale, molti funzionari governativi ed esperti di economia russi esprimevano con entusiasmo nuove idee sullo sviluppo dei rapporti con il resto del mondo.

Questo fenomeno ha cominciato a prendere forma già negli anni ’90, a partire dalle opinioni dell’ex-ministro degli Esteri Evgeny Primakov, ed in seguito ha ricevuto un notevole impulso pratico nell’ambito di una politica estera a tutto campo.

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La graduale crescita delle contraddizioni con l’Occidente ha accelerato la nascita dell’idea di “rivolgersi ad est”, anche se il suo sviluppo è stato lento a causa di oggettive condizioni infrastrutturali ed economiche, nonché dall’assenza fino a poco tempo fa di un valido motivo diretto per una tale “svolta”.

Tuttavia, l’attuale crisi dei rapporti tra Russia e Occidente è irreversibile e ha determinato un aumento nel numero e nella qualità dei rapporti con paesi che si trovano al di fuori delle alleanze controllate dagli USA.

La tempesta provocata dalle sanzioni e lo stallo nelle relazioni con l’Occidente sono diventati uno stimolo molto forte per sviluppare cambiamenti maturati da tempo, anche se una serie oggettiva di difficoltà esiste nel cammino della Russia verso il raggiungimento della cosiddetta “maggioranza mondiale”.

Mosca deve valutarle in modo realistico e obiettivo, e dobbiamo evitare l’illusione che il solo avere avviato questo fenomeno risolva tutti i nostri problemi.

Noi Russi abbiamo un duro e scrupoloso lavoro davanti a noi, per i decenni a venire.

È probabile che lo sviluppo delle relazioni della Russia con il mondo non occidentale debba tenere conto di diversi eventi collaterali.

Il primo è la formazione di nuovi centri di potere relativamente indipendenti dagli USA e dai loro alleati, con un alto grado di varianza politica.

Questi centri non possono essere consolidati in un unico progetto politico dal momento che si sa che esistono contraddizioni tra di essi.

Tuttavia, la loro volontà di essere indipendenti nel prendere le proprie decisioni fondamentali nei settori della sicurezza e dello sviluppo è il minimo comun denominatore che li accomuna

È improbabile che la stessa Russia da sola sia in grado di unire e di consolidare questi nuovi centri che si stanno sviluppando, ma questo fenomeno in quanto tale dimostra la possibilità reale di sfidare l’Occidente su questioni fondamentali e, anche se non tutti sono pronti a seguire la medesima strategia, il fatto stesso che vi sia chi ne sente la necessità è un evento che ha conseguenze globali.

Pur evitando di imporre condizioni ideologiche, la Russia è riuscita comunque a creare una situazione politica significativa ed è questo il motivo per cui l’eliminazione della “ribellione russa” è una questione di principio per l’Occidente.

Una vittoria di Mosca – in qualsiasi forma – significherebbe il consolidamento dei nuovi centri di potere globali e questo comporta per forza una risposta assolutamente intransigente da parte dell’Occidente: la posta in gioco è veramente molto alta.

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Il secondo compito che la Russia si è accollata è il creare opportunità affidabili di modernizzazione attraverso interazioni con il mondo non occidentale e in questo il successo è tutt’altro che garantito: la maggioranza degli Stati è strettamente legata alla globalizzazione imposta dall’Occidente, anche se tale sistema stia manifestando parecchi problemi.

Uno dei più evidenti è il crescente utilizzo da parte dell’Occidente della sua posizione centrale nella globalizzazione come strumento politico.

Questa politicizzazione sta avvenendo su fronti molto ampi, dalla finanza globale e dalle catene di approvvigionamento, ai media e alle università.

Finora il sistema è riuscito ad apparire esteriormente stabile, ma il numero di voci insoddisfatte sta crescendo e, se la Russia dovesse riuscire a costruire un modello economico praticabile che non sia fondamentalmente connesso alle istituzioni finanziarie o alle catene di approvvigionamento occidentali, questo verrebbe a costituire un precedente sarà molto forte.

Fino ad ora questi fenomeni sono stati bollati come eventi dovuti a Paesi bollati come “Stati canaglia” ma, nonostante i costi per loro e per i loro cittadini, Paesi come la Corea del Nord e l’Iran sono riusciti a mantenere la loro autonomia e a costruire modelli economici funzionanti, anche se distorti da sanzioni e restrizioni e, in ogni modo, riescono a sopravvivere e a svilupparsi.

L’emergere di una vera alternativa con una potenza maggiore e dotata di risorse adeguate cambierà in modo significativo la situazione globale attuale.

È da considerare come anche la Cina stia seguendo con molta cautela lo stesso percorso, pur continuando a mantenere legami vantaggiosi e non forzando un confronto con gli USA.

Pechino sta gradualmente e volutamente costruendo un sistema economico resistente alle pressioni esterne e la politica della Russia le risulta vantaggiosa perché con essa i Cinesi hanno un alleato importante nella costruzione del loro nuovo sistema economico, ben protetto dall’influenza di concorrenti e rivali.

Inoltre, Pechino risulta essere per nulla interessata a mosse avventate che le potrebbero fare perdere il controllo della situazione.

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Il terzo compito della Russia è il garantirsi la sicurezza nei confronti dell’Occidente.

Il conflitto in corso ha drasticamente minato la sicurezza della Russia e ai nostri confini occidentali, abbiamo a che fare con un blocco potente, tecnologicamente avanzato e solido.

La sua forza militare è in continua crescita ed è schierata per fronteggiare Mosca con la situazione militare in Ucraina che determinerà una ulteriore “escalation” in cui la prospettiva di uno scontro militare aperto tra Russia e NATO sta diventando sempre più possibile.

Prevenire un tale scenario è già diventata una priorità politico-militare fondamentale per la Russia, in cui i fattori militari piuttosto che diplomatici giocano un ruolo di primo piano.

Attualmente non si vedono possibilità per una soluzione pacifica del conflitto e, se anche alla fine si troverà un qualche accordo di pace o un cessate il fuoco, allora sorgerà il problema della stabilità di tale accordo.

La disastrosa esperienza russa con i cosiddetti accordi “Minsk-2” ha dimostrato che un cessate il fuoco di questo tipo rischierebbe di diventare solo una copertura per la preparazione della prossima fase del conflitto, come hanno direttamente confermato alcuni politici dell’Europa occidentale.

I paesi della regione euro-atlantica hanno tutta l’intenzione di rimanere una minaccia politico-militare diretta per la Russia.

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Questa situazione significa la rottura di tutti i legami della Russia con l’Occidente e una chiusura totale?

No.

I legami della Russia con i suoi vicini occidentali si sono accumulati per secoli e anche una crisi così potente come quella di oggi non può tagliarli dall’oggi al domani.

All’interno dello stesso Occidente esistono differenziazioni sia ideologiche che meramente economiche e, dietro una facciata di granitiche affermazioni politiche si celano posizioni politiche e culturali estremamente eterogenee.

L’Occidente combina in modo bizzarro il post-modernismo e l’ultra-liberalismo con il conservatorismo e il tradizionalismo, anche se quest’ultimo non origina alcuna vicinanza alle posizioni alla Russia.

Ad esempio, la Polonia è uno dei paesi più conservatori in Europa, ma il suo conservatorismo non crea assolutamente prerequisiti politici per un riavvicinamento con la Russia.

Non risulta possibile fare affidamento sulla prossimità di culture, valori e mentalità tra Europa e Russia come prerequisito per un riavvicinamento politico, ma l’esistenza stessa di tali similitudini continuerà a fornire alla Russia e ai vari paesi occidentali legami umani corrisposti, non importa quanto distanti possano essere le posizioni politiche ufficiali.

Restare umani anche di fronte alla conflittualità, mantenere legami culturali, umanitari e, in ultima analisi, familiari in mezzo all’ostilità, all’odio e al conflitto politico, sarà un compito molto difficile, ma nondimeno sarà uno dei più importanti.

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Nelle relazioni della Russia con la “maggioranza mondiale”, non esiste una comunanza culturale simile, ma questo non potrà impedire l’instaurazione di relazioni pragmatiche.

La distanza culturale rimarrà significativa per sempre?

No.

Sarà necessario sviluppare le nostre competenze culturali lavorando con un’ampia varietà di paesi non occidentali e la diversità della nostra civilizzazione è qui sorprendente.

La Russia ha scuole uniche di sinologia, studi arabi, indologia e in molte altre aree; però, questi vantaggi istituzionali sono estremamente limitati quando si tratta di far fronte ai compiti di una vera e propria svolta verso Oriente.

Per noi Russi è normale parlare lingue europee, abbiamo assorbito la letteratura europea e siamo in grado di comprendere senza difficoltà le persone di cultura europea, nonostante tutte le diversità proprie dell’Occidente.

Allo stesso tempo, sappiamo molto poco della letteratura, della cultura e delle mentalità dei paesi che oggi ci sono rimasti amici.

Per effettuare una un’inversione economica completa, avremo bisogno di farla anche a livello culturale e di dozzine di scuole come l’Istituto dei paesi asiatici e africani dell’Università statale Lomonosov di Mosca, per non parlare del quantitativo necessario degli insegnanti di lingue.

Senza tali competenze, collaborare ed inserirsi nel profondo delle società cinesi, indiane e in molte altre sarà estremamente difficile, se non impossibile.

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Inoltre dovremo tener conto del fatto che i paesi della maggioranza mondiale che ci sono amici hanno i propri interessi nazionali e che è improbabile che li sacrifichino semplicemente per amore dell’amicizia con la Russia.

Ogni volta, dovremo affrontare una serie di richieste che, alla fine, non saranno necessariamente vantaggiose per Mosca.

Molti Paesi non occidentali intrattengono stretti rapporti con l’Occidente e un numero considerevole di loro beneficia ancora della globalizzazione incentrata sull’Occidente, anche se in molti casi il presunto guadagno è in realtà a doppio taglio.

Molti, inoltre, fanno uso di un processo di modernizzazione secondo il modello occidentale, preservando comunque la loro identità culturale e, se possibile, la sovranità politica, ma non esitano a utilizzare solo gli standard occidentali nei campi dell’economia, della produzione, della gestione, dell’istruzione, della scienza, della tecnologia, etc.

Nello stabilire e mantenere legami con paesi amici, la Russia potrebbe trovarsi in una situazione in cui certi modelli occidentali arriveranno di nuovo in Russia attraverso l’Oriente, proprio come le idee di Aristotele arrivarono nell’Europa medievale attraverso gli intellettuali arabi.

Sarà difficile per la Russia fare una scelta tra Occidente e non Occidente, semplicemente perché una tale scelta è praticamente impossibile e la Russia dovrà confrontarsi con una varietà di culture e stili di vita in cui sarà più importante il sapere ascoltare che il parlare e l’imparare più che l’insegnare.

Quanto ci aspetta è un tempo di pazienza, resistenza e talvolta umiltà, di fronte alle difficoltà, senza le quali sarà difficile sopravvivere alla nuova epoca storica che sta arrivando.

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Puoi condividere questa storia sui social (FaceBook esclusa).

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NdR:

Gli obici semoventi delle fotografie sono M109 ex-Esercito Italiano; sono della prima serie degli anni ’60 come si può riconoscere dal freno di bocca a “T”.

Si tratta di mezzi vecchi di sessanta anni e non c’è da stupirsi che gli Ucraini abbiano dichiarato che non ce ne è uno che sia uno che funzioni…

Praticamente vengono inviati nel Donbass per essere smaltiti come ferrivecchi.

Diciamo che la filosofia di coloro che hanno deciso questa spedizione è quella del “fedele alleato” Galeazzo Musolesi, Federale di San Giovanni in Persiceto, nelle Sturmtruppen dell’indimenticato Bonvi.

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