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Bergamo in Comune | Luglio 27, 2024

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GROSSO GUAIO AL CORUS LIFE

GROSSO GUAIO AL CORUS LIFE

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https://www.bergamonews.it/2023/05/11/palacreberg-andava-comunque-abbattuto-e-solo-lo-scorso-anno-debiti-per-oltre-200mila-euro/599235/

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Nel complesso del Corus Life (area della ex OTE) doveva essere realizzate una palestra oltre al nuovo palazzetto, ma non sarà così.

La vicenda parte da lontano.

L’attuale Gamec deve essere spostata, ma non perchè come dice l’Assessore fatiscente, brutta o inadeguata.

Infatti l’hanno realizzata negli anni ’90, l’ha fatta lo studio Gregotti e gli spazi sono esattamente adeguati alle esposizioni d’arte.

Il problema è che hanno usato (su pressante richiesta del CdA che è in mano ai privati cioè i Radici e amici) gli spazi, già scarsissimi, della Carrara per farci un ampio bar e una vendita di libri.

Quindi gli spazi Gamec servono ad esporre i quadri delle collezioni storiche, che se no resterebbero in cantina rendendo la Carrara un miserrimo museino di scarso interesse.

La gamec deve essere spostata per ampliare la Carrara.

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Quindi il genio della lampada (leggi l’Assessore) ha pensato di “ascoltare” le squadre sportive che usavano il Palazzetto dello Sport (che è effettivamente inadeguato alle nuove normative).

Le società sportive, in particolare la pallavolo femminile (in testa la Foppa Pedretti), da tempo chiedevano all’amministrazione comunale di realizzare una nuova struttura adeguata alle nuove esigenze.

E’ altresì vero che il mancato adeguamento della struttura esistente, valutato in un paio di milioni di lire, scaricava debiti annuali sul bilancio del comune.

Quindi il genio ha deciso di liberare il vecchio palazzetto e di infilarci la Gamec, liberando di conseguenza posto nell’ex Gamec per le collezioni della Carrara.

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Ma dove mettere però il nuovo palazzetto?

Su questo punto era impossibile, vista la sensibilità sul tema dei bergamaschi, cementificare altre aree verdi.

Si è quindi approvato un accordo con Bosatelli/Percassi per rendere disponibile l’area della l’ex OTE e realizzarvi una iniziativa edilizia chiamata Chours Life (abbattendo anche la cascina Bianzanella di origine medioevale) in cui realizzare il nuovo Palazzetto dello Sport con aggiunto un notevole bonus di volumetrie residenziali e commerciali per i privati…

La edificazione approvata veniva contraccambiata dal privato con la realizzazione di un nuovo Palazzetto dello Sport e a scomputo degli oneri di urbanizzazione di una nuova palestra comunale.

Ma i costi di edificazione del nuovo Palazzetto dello Sport, necessario per liberare il vecchio Palacreberg, sono lievitati a un punto tale da muovere il privato a chiedere una revisione a lui più favorevole della convenzione,

Per la sola costruzione, all’interno del perimetro della Ex OTE/Chours Life, della palestra, è stata valutata una spesa di 5,8 milioni di euro totalmente coperta con oneri di urbanizzazione derivati dalla trasformazione urbanistica.

Si trattava quindi di una palestra di proprietà comunale, con una capienza massima di 500 posti.

In sostanza le partite si sarebbero svolte nella nuova Arena mentre gli allenamenti settimanali si sarebbero svolti nella nuova palestra comunale (con l’evidente riserva eventualmente di utilizzarla per le partite e gli allenamenti delle squadre minori).

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E qui il genio della lampada interviene nuovamente, se i costi del Palazzetto dello Sport sono andati fuori controllo in corso di realizzazione accetta di riconvenzionarne la gestione sempre con un sistema misto pubblico/privato, ma in cui il privato si riserva, avendo una specie di prevalenza sul pubblico, di svolgervi come già previsto i più diversi eventi e manifestazioni: da convegni a spettacoli, da eventi sportivi a concerti musicali.

Per svolgere queste azioni era stato già necessario dimensionare il nuovo Palazzetto per forti volumi di pubblico: da un minimo di 500 ad un massimo di 6.500.

Naturalmente un conto è gestire economicamente o affittare per l’uso (pulizia, manutenzione, riscaldamento e illuminazione) una struttura dimensionata per 500 persone e un’altra per 6.500 persone.

Ma dove trovare 6.500 spettatori paganti?

L’ideona, questa volta del privato, era quindi di dimensionare il Palazzetto per 6.500 spettatori consentendo quindi di realizzare eventi che sfruttando il Low Cost dell’aeroporto di Orio portassero User City temporanei interessati a questi eventi e ad affittare i B&B che circonderanno il nuovo palazzetto, cementificando significativamente l’area.

Lasciando qui perdere l’effetto disastroso che una tale iniziativa avrà sul mercato della casa cittadino e sui residenti, e che ovviamente gli imprenditori dal loro punto di vista vedono invece come una grande opportunità economica, l’idea era addirittura stata venduta da Gori/Bosatelli (e dal PD) come la sperimentazione di una nuova idea di città (Smart) del futuro.

Ma alle società sportive è apparso subito chiaro che i costi di gestione e di affitto di uno spazio dimensionato su 6.500 spettatori erano per loro improponibili, e non copribili con iniziative sportive in cui partecipano qualche centinaio di spettatori paganti (se va bene).

I costi previsti per l’affitto di questa struttura sono a Bergamo insostenibili anche per le squadre di serie A degli sport minori, figuriamoci per le squadre delle serie inferiori. Quindi le squadre hanno iniziato una protesta in quanto la soluzione proposta era per loro economicamente insostenibile.

Le stesse società hanno infatti evidenziato all’amministrazione una serie di criticità riassumibili nei seguenti punti: costi utenze e spese vive per noleggio Arena troppo alti (soprattutto se confrontati con quelli agevolati finora concessi per il vecchio palazzetto), difficolta nel conciliare, soprattutto nei fine settimana, il programma delle partite con quello degli altri eventi previsti con priorità data nell’Arena a Bosatelli/Percassi, necessità di disputare le partite preferibilmente nella stessa struttura in cui ci si allena per avere identici riferimenti di gioco.

In sostanza il progetto è per loro assurdo.

La risposta dell’amministrazione, e del solito genio della lampada, alle società è stata quella di decidere di non realizzare più la palestra prevista a Chorus life e di costruire un nuovo Palazzetto dello Sport individuando quale area su cui realizzarlo quella dell’attuale PalaCreberg alla cittadella dello sport alla Celadina.

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Il nuovo Palazzetto dello Sport verrà finanziato con gli oneri destinati alla palestra (5,8 milioni di euro), più contributi aggiuntivi del privato (500 mila euro) e del Comune (3,5 milioni di euro) per un importo totale di circa 9,8 milioni di euro.

Per uno spostamento del vecchio Palazzetto che per i cittadini di Bergamo doveva essere a costo zero, non è male!

L’Arena del Corus Life rimarrà comunque convenzionata con il Comune, ma con un netto cambio di disponibilità della struttura a favore del privato (assumendo il nome appunto di Arena) e sarà edificata non più prioritariamente per gli eventi sportivi ma per quelli di intrattenimento.

In sostanza nasce una struttura, di cui il comune non ha alcuna necessità, quasi totalmente privatizzata dedicata agli spettacoli che farà concorrenza al Donizetti (nulla si sa dell’uso già oggi marginale del teatro Sociale) e all’attuale PalaCreberg della Celadina (dove si svolgevano spettacoli teatrali, di lirica e musicali).

Infatti il genio ha annunciato trionfalmente che la nuova Arena del Corus Life già ospiterà durante questo periodo, in cui sarà demolito per fare posto al nuovo Palazzetto dello Sport, gli spettacoli teatrali oggi previsti (a pagamento) nell’attuale PalaCreberg.

Un’altra scelta assurda che consentirà al privato di lanciare la sua struttura in alternativa a quelle pubbliche già esistenti.

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Ma analizziamo meglio la scelta di demolire l’attuale PalaCreberg per realizzare il nuovo Palazzetto dello Sport.

Il genio sostiene che le ragioni che hanno portato a scegliere l’area l’attuale PalaCreberg sono serie.

È innanzitutto immediatamente disponibile, essendo una proprietà comunale (vero ma edificata e utilizzata).

È un’area già edificata a differenza di tutte quelle che negli anni precedenti erano state selezionate (appunto, ma non è dismessa, anzi).

È parte di un compendio con una funzione sportiva quindi particolarmente indicata per ospitare un nuovo palazzetto (vero, ma che dimensionamento avrà questa nuova struttura? Visto che il comune comunque vuole mantenervi anche la funzione di intrattenimento?).

È infine vicina e collegata attraverso la nuova pista e il nuovo sovrappasso ciclabile della circonvallazione all’area di Chorus Life e alla nuova Arena (e qui francamente non vedo cosa interessi ai cittadini questa cosa, interesserà semmai a Bosatelli/Percassi che hanno sempre la necessità di trovare User City per i loro B&B del Corus Life).

Inoltre se durante i lavori per il nuovo PalaCreberg gli spettacoli saranno ospitati nell’Arena del Corus Life, non si capisce dove dovrebbero giocare le squadre che attualmente usano il vecchio PalaCreberg.

Infatti i fondi per realizzarlo sono legati per un terzo al PNRR, cosa che obbliga a tempi stretti per realizzare la nuova Gamec e quindi a iniziare immediatamente i lavori di trasformazione, pena la perdita del finanziamento.

Quindi le squadre degli sport minori a Bergamo resteranno per almeno un anno senza nessun luogo per giocare.

Il genio invita a cercare nell’hinterland soluzioni tampone per almeno un anno.

Ovviamente la faccenda emerge, dopo ampia programmazione, solo ora.

Quando si dice la lungimiranza….

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Ovviamente l’amministrazione di Bergamo si è dimenticata le due questioni gravi che permangono nasconde nel cassetto.

La prima di carattere economico.

L’attuale PalaCreberg ha già una storia travagliata.

La struttura era stata creata come elemento temporaneo a Venezia per sostituire il teatro della Fenice andato distrutto in un incendio e garantire la continuità delle sue stagioni liriche.

Alla riapertura della Fenice è rimasta inutilizzata e è stata acquistata, per diversi milioni di Euro, dalla giunta Veneziani che aveva tra i suoi obiettivi il rifacimento del teatro Donizetti e pensava, durante i lavori di ristrutturazione, col suo utilizzo di dare continuità alla serie di stagioni liriche orobiche.

Si trattava di una struttura poco insonorizzata (un tendone), già usurata, difficilmente climatizzabile e con un confort per gli spettatori scarso (a essere generosi lo definirei “spartano”)….

Insomma una sola: è stata la scelta di un manager avveduto (il sindaco Veneziani), che evidentemente fa il paio con l’attuale manager al comando (Gori).

Per migliorare poi il tutto il “tendone” è stato montato oculatamente nell’area sportiva di via delle Valli tra Borgo Palazzo e la Celadina, con il palco a qualche decina di metri della via a grande scorrimento che unisce il rondo delle valli al casello autostradale.

Il risultato, mancando ogni tipo di insonorizzazione (che in una città priva di macchine come Venezia non era strettamente necessaria) si può facilmente immaginare.

Solo che la giunta Veneziani non lo aveva immaginato…

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Dopo una serie di concerti per tuba e camion articolati e di archi e motorini la struttura fu di fatto congelata e sottoutilizzata per spettacoli minori e spettatori di orecchie buone.

La nuova giunta Bruni affrontò di petto la situazione e dopo una disamina dei costi (molto alti) sostenuti dalla città decise di non demolirla e di confermare la struttura (per quanto possibile) e di renderla però stabile, climatizzata e comoda con una previsione di utilizzo di circa 100 anni.

L’operazione ristrutturazione 12 anni fa è costata ai cittadini circa 10 milioni di euro.

In sostanza la struttura che oggi il genio vuole demolire è costata in totale circa 15 milioni di euro ed è stata usata, e quindi ammortizzata, per circa undici anni.

A questi soldi pubblici aggiungiamo poi i 3,5 milioni di euro che il Comune di Bergamo dovrà spendere come sua quota per realizzare il nuovo PalaCreberg e otteniamo una spesa di denaro pubblico, a oggi di ben 18.5 milioni di euro.

Per una struttura per la quale non si sarebbero messe le mani in tasca ai bergamaschi non è male!

Naturalmente poi rimane il problema che la nuova Gamec è finanziata solo per un terzo del suo valore da fonti PNRR anche in questo caso il comune di Bergamo ha dovuto reperire le risorse aggiuntive.

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La seconda e che la scelta per il nuovo PalaCreberg di mantenere un uso polifunzionale (sportivo, ricreativo e per spettacoli) comporta la necessità di un suo dimensionamento nell’ordine minimo di 1.000/2.000 posti.

Che lo rende una struttura certamente meno costosa e quindi alla portata economica per le società sportive principali, ma ancora troppo costosa per le piccole società.

È quindi evidente che in futuro dovrà essere realizzata un’altra struttura di piccole dimensioni (4/500 posti) che presenti costi di gestione per allenamenti e partite per loro abbordabili.

Rimangono quindi ancora alcune incognite: Quanto costerà questa nuova struttura ai bergamaschi? dove si troveranno i soldi per edificarla?

Ma soprattutto dove il genio della lampada, pensa di collocarla?

In una recente intervista il genio ha precisato che un’opzione valutata era quella delle aree verdi intorno alla Fiera un’area interamente verde di proprietà privata.

Scartata non perché verde e quindi ambientalmente rilevante, ma perche il privato per metterla a disposizione chiedeva decine di migliaia di mc di superfici profittevoli (per lo più commerciali) a compensazione dei costi per costruire il nuovo impianto sportivo (in sostanza una colata di cemento).

Se questi sono i ragionamenti evidentemente si pensa all‘uso di qualche area pubblica, pare di capire anche se verde o di rilevante valore ambientale, e non è che a Bergamo aree cosi abbondino.

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Insomma questa vicenda partita dal sassolino della volontà di creare un bar all’interno della Carrara e diventata una valanga di dimensioni cosmiche.

L’insipienza di chi per risolvere una questione semplice giunge a trovare soluzioni ad incastro sempre più complesse è strabiliante.

Se poi guardiamo l’aspetto manageriale ed economico credo che possiamo dichiarare un completo fallimento.

Una vicenda che soprattutto nel rapporto con il privato deve fare riflettere, sono stati sperperati una valanga di soldi pubblici, per garantire l’interesse di una serie di privati che contano, in sostanza si è usata la solita ricetta liberista: “privatizzare i profitti e socializzare le perdite”.

Finché qualcuno non si romperà l’anima di questo andazzo scandaloso.

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Francesco Macario

Borgo di Terzo 11-05-2023

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P.S.:

Il principe di Napoli sarebbe del XVI secolo… roba da non credere.

Anche uno pischello al primo anno di architettura riconoscerebbe i caratteri quattrocenteschi dell’edificio: rivendicare poi il recupero della centrale di Daste e Spalenga è una vera ignominia, quando come studio Tosi lo abbiamo proposto (e poi progettato) l’assessore dell’epoca ci ha dato dei folli sognatori visionari richiamandoci alla concretezza (o alla grettezza) orobica…. non se ne può più di questi venditori di fumo…

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