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Bergamo in Comune | Marzo 29, 2024

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UNITÁ SÍ, MA NON COSÍ!

UNITÁ SÍ, MA NON COSÍ!

A proposito dell’appello di Medicina Democratica “Lombardia: vincere si può, ultimo appello”.

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Vero: è insopportabile l’idea della totale privatizzazione della sanità e lo è tanto quanto l’appello generico senza sugo a un’indistinta unità elettorale.

È la versione di sinistra di quello che dicono i Renziani del PD, loro per vincere le elezioni vogliono l’alleanza con Calenda (che grossomodo è Confindustria e che propone la Moratti con i relativi interessi sulla sanità privata).

Ovviamente Calenda, coerentemente, mette la condizione che se c’è lui sta fuori la sinistra tutta e il M5S.

A sinistra si ripropone da più parti ora l ‘unità da noi al M5S, a SI/verdi, PD, lo si farebbe per motivi nobili, nel caso specifico, salvare la sanità pubblica

Lo si fa dicendo è una tattica, siamo realisti siamo deboli per affermare le nostre ragioni.

Lo si fa come forma di pressione su quel soggetto che non avendo identità precisa (o peggio che ha ormai un’identità liberista) oscilla paurosamente: il PD.

Quel partito di cui certa “sinistra” è stata per anni poco più che un parassita opportunistico (e non sto riferendomi a MD che le sue battaglie le ha coraggiosamente fatte) e di cui qualcuno rischia di rimanere orfano, non sapendo nemmeno spiegare anni di cedimenti.

Ma se lo schieramento comprende il PD potrà invertire la scelta della privatizzazione della sanità?

In queste ore il PD oscilla non casualmente verso Calenda e soci, in fin dei conti ne condivide molti contenuti a partire da “il privato è bello”, a partire proprio dalla Sanità.

In realtà a noi rimane quindi, realisticamente, solo la possibilità di costituire (e non è per nulla scontato) un blocco elettorale di sinistra, che essendo di sinistra non può che essere senza il PD.

Quindi perché rilanciare un appello che ricomprende il PD?

Tra l’altro non è che come in Emilia-Romagna dove governa il PD con Bonaccini i processi di privatizzazione della sanità siano stati minori rispetto alla Lombardia, e quindi la proposta elettorale della coalizione con il PD pare pure nulla al fine di perseguire l’obiettivo dichiarato.

Sulle primarie di coalizione in cui votano gli elettori caliamo un velo pietoso, quante volte abbiamo visto riempirsi i seggi di persone di orientamento di destra che venivano a votare per il candidato più moderato tra quelli in corsa?

Non so se avete letto “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez?

Che sia un sì o un no vi rammento un passaggio: la visita fatta dai dirigenti del Partito rivoluzionario, in guerra da vent’anni contro i conservatori, al loro compagno – il colonnello Aureliano Buendia per informarlo che il partito ha deciso una svolta e convincerlo ad applicarla nei territori sotto il suo controllo.

Sono richieste che contraddicono, nella sostanza, tutte le motivazioni della lotta che il colonnello e i suoi compagni hanno combattuto per anni.

La risposta di Buendia è sorprendente.

Gli chiedevano, per prima cosa, di rinunciare alla revisione dei diritti sulla proprietà delle terre per recuperare l’appoggio dei latifondisti.

Chiedevano, poi, di rinunciare alla lotta anticlericale per ottenere l’appoggio del popolo cattolico.

Chiedevano, per ultimo, di rinunciare alle aspirazioni all’uguaglianza di diritti tra figli naturali e legittimi per preservare l’integrità delle famiglie.

“Vuol dire”, sorrise il colonnello Aureliano Buendia, “che stiamo lottando solo per il potere”.

“Sono riforme tattiche”, ribatté uno dei delegati. “Per ora, la cosa essenziale è allargare la base popolare della nostra lotta. Poi vedremo.”

Uno dei consiglieri del colonnello si affrettò a intervenire.

“E’ un controsenso,” disse. “Se queste riforme sono buone, vuol dire che è buono il regime conservatore. Se adottandole riusciremo ad allargare la base popolare della nostra lotta, come dite voi, vuol dire che il regime contro cui ci opponiamo ha un’ampia base popolare. Vuol dire, in sintesi, che per quasi vent’anni abbiamo combattuto contro i sentimenti della nazione.”

Stava per continuare, ma il colonnello lo interruppe con un cenno. “Non perdiamo tempo”, disse. “La cosa importante è che da questo momento lottiamo solo per il potere”.

Senza smettere di sorridere prese i documenti che gli consegnarono i delegati e si preparò a firmare: Buendia.

Bergamo, 12.XI.2022.

Francesco Samuele Macario

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