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Bergamo in Comune | Luglio 27, 2024

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L’AFGANO AVICENNA E LA SANITÀ LOMBARDA: DUE CONCEZIONI INCOMPATIBILI

L’AFGANO AVICENNA E LA SANITÀ LOMBARDA: DUE CONCEZIONI INCOMPATIBILI

 Il 23 agosto sono accaduti due eventi di cui il primo da noi ha avuto risalto nullo mentre il secondo ne ha avuto di notevole almeno su scala provinciale.

Il primo di questi eventi consiste nel millequarantunesimo anniversario della nascita di Abu Ali Ibn Sina, noto in Occidente come Avicenna, medico, fisico e filosofo persiano, forse il più importante del periodo storico che va sotto il nome di “Epoca d’oro islamica”, i cui genitori provenivano dalla regione di Mazar-I-Sharif nell’odierno Afghanistan.

Il secondo consiste nell’avere avuto notizia che i Sindaci della Val Brembana saranno sanzionati, non solo simbolicamente, per avere manifestato il 7 agosto insieme ad un significativo concorso di popolo per conservare in valle una assistenza ospedaliera degna di questo nome.

Questi due eventi danno origine a considerazioni sul significato che la parola “Sanità” assume e comporta nelle varie culture e civilizzazioni.

Purtroppo constatiamo, con grande dispiacere per ovvi motivi, che l’Unione Europea e la Regione Lombardia in particolare in questo campo stiano sempre più scivolando verso il basso e, in una parola, a livello globale ormai non possano essere considerate situarsi nelle posizioni più avanzate, nonostante il consenso sempre più forzato e forzoso di cui formalmente godono sui Mass Media.

L’Epoca d’oro islamica è il nome con cui viene definito il periodo storico del Califfato abbaside che è iniziato con la nomina a “Califfo di tutti i credenti” di Abu l-Abbas, lontano nipote di Maometto, e che si considera essere terminato nel XIII secolo in seguito alla conquista mongola (veri barbari, peggio dei Longobardi in altro luogo a noi ben noto settecento anni prima) della capitale Baghdad.

Dopo le efferate e violente lotte iniziali per la conquista del potere (il duca Valentino Borgia in confronto è stato un misero dilettante…) i califfi abbasidi, ormai ben saldi sul trono, sono diventati i primi protettori e mecenati di quello che secoli dopo in Occidente è stato definito con la parola “Scienza” e, trasformandosi da conquistatori in buoni amministratori, sono arrivati a teorizzare che “l’inchiostro di uno studioso è più sacro del sangue di un martire”; detto attribuito a pari merito ad Hasan di Bassora – asceta noto per le sue posizioni contro la mondanità e il materialismo – e al quarto Califfo: Harun al Rashid – ricordato per il buongoverno e protagonista di varie vicende mitizzate narrate in “Le mille e una notte”.

Della serie: gli epigoni attuali del califfato hanno proprio capito tutto…

A Baghdad era stata istituita quella che probabilmente è stata la prima università nel senso “moderno” del termine e ben anteriore alla cristiana ed “occidentale” Bologna: Bayt al-Ḥikma la “Casa della Sapienza”, dove studiosi praticanti tutte le religioni si sono dati da fare per raccogliere tutta la conoscenza dell’allora mondo arabo, cultura greco-romana inclusa. Inoltre, visto che la scienza medica era la più importante, un ospedale universitario gratuito e di libero accesso a tutti i malati, senza distinzione di razza o religione, costituiva parte fondamentale di questa antica università di Baghdad.

La biblioteca di questa Casa della Sapienza raccoglieva quasi mezzo milione di volumi in tutte le lingue allora note: arabo, medio-persiano, greco, sanscrito, ebraico, siriaco, copto, etc. (scarso il latino, non molto ben considerato in quanto lingua di barbari sottosviluppati e pure infedeli). Bisogna anche considerare che in quella epoca le più grandi biblioteche dei “Farangi del Farangistan” (Franchi d’Europa) arrivavano a non più di qualche centinaio di tomi, quasi tutti liturgici, dato il totale disinteresse dei “secoli bui” verso la cultura antica.

Abu Ali Ibn Sina (Avicenna) è nato nel 980 d.C. in un villaggio vicino a Bukhara (attuale Uzbekistan), allora capitale dell’emirato samanide persiano tributario del Califfato, da una famiglia “daria”, vale a dire persiano orientale, proveniente da Balkh (nelle vicinanze dell’attuale Mazar-I-Sharif) in Afghanistan, all’epoca antichissima città multietnica e multireligiosa dove Zoroastriani, Buddisti, Cristiani siriaco-nestoriani, Ebrei e Mussulmani convivevano in pace fianco a fianco.

Tralasciando i suoi studi filosofici [con l’aiuto dei Cristiani nestoriani riscoprì e diffuse Aristotele ed il neo-Platonismo che anche i Bizantini avevano un po’ tralasciati, salvo riscoprirli ai tempi della principessa proto-femminista Anna Comnena  (il cui rendiconto, a dir poco molto critico, della I Crociata, la Alessiade, è difficilmente reperibile in lingua italiana)], di fisica e di ingegneria (è reputato essere stato il primo inventore di un termometro efficiente), Avicenna è considerato essere stato il più importante medico vissuto dai tempi di Ippocrate fino ai grandi “razionalisti scientifici” del XIX secolo.

A lui si attribuisce la scoperta e la descrizione di concetti propri alla “medicina razionalista occidentale moderna”, quali le malattie contagiose o veneree, di cui ipotizzò la diffusione a causa di “piccolissimi organismi viventi”, la teorizzazione che le malattie sono grandemente influenzate dallo stato mentale del paziente, i primi sviluppi della medicina sperimentale, l’esame dei fluidi corporei, etc.

Le sue opere più famose, su oltre quattrocento a lui attribuite, sono il “Libro delle guarigioni ed il “Canone della medicina”. Quest’ultimo, sintesi dello scibile umano dell’epoca, lo ha reso famoso in Europa a partire dalla versione latina di Gherardo da Cremona nel XII secolo ed è stato il manuale medico più seguito fino al 1700.

Al giorno d’oggi la Repubblica Islamica Iraniana riconosce con onore l’operato di Avicenna e rivendica che è per l’opera di pionieri come lui che l’Iran è ora “tra i paesi con la tecnologia più avanzata e le migliori conoscenze in medicina” (sic). Se questo sia effettivamente vero non siamo in grado di verificarlo, anche se i dati nelle pubblicazioni indipendenti non sono poi così trionfalistici…

Però il sottoscritto può testimoniare che tutte le volte che si è trovato ad operare presso una fabbrica o un cantiere di quella nazione ha sempre constatato la presenza di un posto medico attrezzato ed operativo e di almeno una autombulanza con personale pronta.

L’anniversario della nascita di Avicenna viene colà celebrato come la “Giornata nazionale del personale sanitario” per apprezzare gli sforzi del personale medico e dei lavoratori della Sanità in un paese che, ricordiamolo, è stato uno dei tre principali focolai mondiali della pandemia CoViD (insieme a Wuhan e alla Bergamasca) nel febbraio/marzo 2020.

Quanto interessa è comunque il fare risaltare la differenza di concezione della Sanità presente oggi nei vari Stati e gruppi di Stati del mondo.

Utilizzando i dati di “IndexMundi”, sito che utilizza nientepopodimeno che la CIA come fonte di informazioni, si scopre che, a parte casi particolari come la Groenlandia ed il Principato di Monaco, sono le due Coree ed il Giappone a guidare la classifica dei posti letto ospedalieri ogni mille abitanti, seguiti a ruota dai paesi dell’Ex-Est Europa e della Ex-Unione Sovietica. L’Italia è parecchio indietro a parità di merito con Libia e Micronesia, anche se è messa meglio di Nazioni “civili” come la Gran Bretagna… Qualora si verifichi invece il numero di medici per abitante, si constata come Cuba surclassi anche il Principato di Monaco e l’Italia sia a metà classifica.

Si può pertanto constatare come esistano almeno due diverse concezioni della Sanità Pubblica a questo mondo.

Una che possiamo definire “degna di Avicenna” (e di Ippocrate, Galeno, Pasteur, Sabin, etc.) che considera la Sanità come diritto fondamentale dell’Umanità e quindi come uno scopo a cui si devono allocare tutte le risorse che servono e che si hanno a disposizione, mentre il bilancio dello Stato (sia esso un califfato, un regno, una repubblica, uno “Stato terrorista”, etc.) deve limitarsi a registrare e a tenere il conto di questo principalmente per rendere possibile la futura allocazione di ulteriori risorse.

Piccola e amara considerazione: questo è quanto avviene senza contestazioni in tutti gli Stati per il bilancio del Ministero della Difesa…

Una seconda concezione, che possiamo tranquillamente constatare essere fatta propria della Regione Lombardia ed essere di fatto incoraggiata dalla Unione Europea, considera essere la Sanità una merce come un’altra di un neo-liberismo indiscutibile ed imposto dall’alto, manco si trattasse della Economia di Stato nell’Unione Sovietica di Breznev. Questa concezione inverte la causa con l’effetto e le considerazioni di bilancio non vengono più ad essere funzionali alla Sanità (o all’Istruzione, al Lavoro, alla Previdenza Sociale, etc.), ma è la Sanità stessa che deve preoccuparsi di portare un guadagno; guadagno ufficialmente al bilancio dell’Ente Pubblico, in realtà ai soliti noti che controllano i sistemi finanziario e mediatico.

Il tutto in nome del “Pareggio di Bilancio”, espressione ormai mitizzata che in realtà significa: diritti di una oligarchia ristretta di finanzieri che dominano i bilanci di molti Stati (usurai internazionali) contrapposti ai diritti dell’umanità.

Qualora si pongano questi come postulati della propria azione pubblica risulta ovvio che le strutture sanitarie diventino solo dei costi che devono essere tagliati. Ovviamente non si taglia tutto di colpo, si comincia dalle strutture periferiche e poi si va avanti.

In questo caso gli utenti (o meglio: i clienti, come l’ideologia neo-liberista impone di definirli) o hanno le disponibilità economiche di farsi curare altrove, oppure: “Ma cosa vogliono questi? Chi gli ha detto di non essere ricchi?”. Sicuramente non viene loro riconosciuto di potere rivendicare diritti…

E questo, ridotto all’osso, è quanto sta avvenendo in Val Brembana ed in Regione Lombardia in generale.

È ovvio che una politica di questo tipo comporta un andamento dell’economia paragonabile a quello dell’India sotto le Compagnie delle Indie nel XVIII-XIX secolo: un trasferimento continuo di ricchezza reale verso altri lidi (quando non si va a fare anche una qualche guerra per smerciare robaccia, vedansi le Guerre dell’oppio contro la Cina): verso Inghilterra e Olanda all’epoca e verso i paradisi fiscali oggi (sempre controllati da Inghilterra e Olanda anche oggi; mica scemi questi neo-liberisti mercantilisti e “virtuosi”) con impoverimento della popolazione residente.

I metodi sono destinati a diventare sempre più impositivi, vedasi i comportamenti da energumeni che negli ultimi tempi caratterizzano sempre di più le varie associazioni padronali.

In generale possiamo solo constatare come, dal punto di vista della popolazione residente (una volta sarebbe stata definita come “il popolo”, senza riduzionismi o apposizioni varie), non sia minimamente condivisibile questa concezione che mette i diritti al servizio dei bilanci, senza tra l’altro volutamente specificare quale sia il bilancio predominante.

Inoltre è evidente come in questo modo il risultato principale sia il trasferire in continuazione ricchezza vera verso i paradisi fiscali dove solo una oligarchia può goderne, mentre l’economia distribuita reale si impoverisce sempre più, manco fossero arrivate le Compagnie delle Indie, o i Mongoli di Gengis Khan.

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Ponte Tresa (VA), 07.IX.2021

Marco Brusa

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https://www.tehrantimes.com/news/464221/National-Doctors-Day-let-s-appreciate-health-advocates

https://www.indexmundi.com/g/r.aspx?v=2227&l=it

https://www.indexmundi.com/g/r.aspx?t=0&v=2226&l=it

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