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Bergamo in Comune | Novembre 6, 2024

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ALL’ESTERO NE PARLANO…

ALL’ESTERO NE PARLANO…

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Abbiamo constatato come le manifestazioni per la Pace di sabato siano state passate sotto pressochè totale silenzio dal MinCulPop… Oops! …dal sistema mediatico nazionale.

Per rimediare a questa oggettiva carenza nella capacità di fornire informazioni invece di propaganda pura, siamo andati a fare un giro su internet (in un caso collegandoci a server del Sud-Est asiatico per superare la censura della Commissione dell’Unione Europea) e abbiamo scoperto che “nell’altra metà del mondo” queste manifestazioni hanno avuto notevole risalto.

Per cui vi forniamo la traduzione di un paio di articoli.

Il primo pubblicato dalla televisione russa “Russia Today” che effettua un ampio resoconto della manifestazione di Genova inserendola in un contesto europeo.

Ricordatevi il nome della compagna di Die Linke, Sahra Wagenknecht. Sentiremo parlare spesso di lei in futuro.

Il secondo è tratto dal Quotidiano del Popolo di Pechino e si può constatare come anche in Cina si narri con evidenza delle manifestazioni per la Pace di sabato in Europa.

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https://www.rt.com/news/572091-italy-peace-rally-ukraine-russia/

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Migliaia di manifestanti per la pace in Italia

Manifestanti nelle città di Genova e Milano chiedono la fine delle forniture di armi a Kiev.

Diverse migliaia di persone hanno partecipato sabato a manifestazioni per la pace nelle città italiane di Genova e Milano.

Sindacalisti e attivisti di sinistra hanno affermato, tra le altre cose, che le autorità di Roma hanno violato la legge nazionale inviando armi in Ucraina.

Il raduno di Genova ha attirato quasi 4.000 partecipanti da tutto il paese, oltre che dalla Svizzera e dalla Francia, hanno riferito i media locali.

Organizzata dal Gruppo Collettivo Autonomo Portuali (CALP) con il sostegno del Partito Comunista Italiano, la protesta si è svolta all’insegna dello slogan “Abbassate le armi, alzate i salari”.

Riccardo Rudino del CALP è stato citato dai media per aver affermato che “il conflitto in Ucraina non è iniziato l’anno scorso” ma piuttosto “nel 2014, con il massacro della popolazione di lingua russa nel Donbass”.

I manifestanti hanno sfilato attraverso il porto di Genova, chiedendo la fine del suo utilizzo per le spedizioni di armi all’Ucraina.

Il portavoce della CALP Jose Nivoi ha accusato il governo italiano di aver violato la legge 185 del 1990, che “imponeva il divieto di importazione, esportazione e transito di armi dall’Italia agli stati in guerra”.

I rappresentanti del gruppo hanno anche descritto come hanno fatto rete con “associazioni e attivisti affini in varie città europee”.

Il corteo si è svolto senza incidenti, ad esclusione solo di alcuni atti vandalici da parte di anarchici, che hanno imbrattato e danneggiato diversi veicoli e rotto i vetri di una banca.

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Sabato si è svolta anche una protesta a Milano. L’agenzia di stampa Ruptly video ha filmato diverse centinaia di persone che cantavano slogan e sventolavano bandiere, comprese quelle della Russia e della Repubblica popolare di Donetsk.

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Le manifestazioni in Italia hanno coinciso con quella nella capitale tedesca, Berlino dove decine di migliaia di persone hanno ascoltato gli appelli della politica di Die Linke Sahra Wagenknecht e della scrittrice Alice Schwarzer.

Denominata “Rivolta per la pace”, la protesta ha chiesto colloqui di pace per porre fine alle ostilità in Ucraina.

I partecipanti hanno anche esortato il governo tedesco a interrompere la spedizione di armi a Kiev.

Rivolgendosi ai suoi sostenitori, la signora Wagenknecht ha criticato il governo del cancelliere Olaf Scholz per il presunto tentativo di “rovinare la Russia” e ha descritto la protesta di sabato come l’inizio di un nuovo movimento per la pace in Germania.

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Puoi condividere questo articolo sui social media.

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https://www.globaltimes.cn/page/202302/1286238.shtml

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Le manifestazioni contro la fornitura di armi all’Ucraina indicano l’esistenza di spaccature sempre maggiori all’interno dell’UE e il suo essere strategicamente sfasata.

Dopo le proteste in diversi paesi europei contro la continua fornitura di armi all’Ucraina, gli esperti affermano che le divisioni all’interno dell’Unione Europea potrebbero anche portare a una spaccatura all’interno della NATO e che la protesta pubblica riflette la sfasatura strategica dei paesi europei, che causa solo danni ai suoi cittadini.

Le proteste in Germania erano relativamente prevedibili, dal momento che la Germania è uno dei paesi più colpiti dalla crisi ucraina.

Gli interessi dell’Europa non sono stati danneggiati solo dalla crisi energetica aggravata dalla crisi ucraina, ma anche dall’attuazione dell’Inflation Reduction Act di Washington, che ha spinto l’Europa in una crisi economica più profonda.

Due settimane fa gli organizzatori della manifestazione di sabato hanno pubblicato un “Manifesto per la pace” in cui esortano il cancelliere tedesco Olaf Scholz a “fermare l’escalation delle consegne di armi” e che è stato firmato da circa 650.000 persone, inclusi noti intellettuali e politici.

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Un militare in congedo era presente con uno striscione riportante la scritta: “Il vero nemico si trova nelle City di Londra e New York”, un riferimento ai poteri finanziari che sono dietro la guerra e non hanno alcun interesse che finisca.

Sempre sabato centinaia di persone hanno manifestato a Zurigo, in Svizzera, contro la spedizione di armi in Ucraina, chiedendo la fine dell’applicazione delle sanzioni contro la Russia. I manifestanti hanno anche invitato la Svizzera a smettere di avvicinarsi alla NATO.

La manipolazione degli alleati da parte degli Stati Uniti e il desiderio di contenere la Russia hanno anche letteralmente spento i popoli europei, quindi, in mezzo alla cosiddetta grande ‘unità’, le fratture all’interno dell’Europa stanno effettivamente diventando più profonde.

Le relazioni tra Europa e Russia saranno sempre più difficili da riparare dopo la decima ondata di sanzioni economiche.

Una volta che gli investimenti vengono ritirati dalla Russia, sarà difficile per l’Europa riuscire a riportarli indietro.

Le conseguenze controproducenti di tali sanzioni possono essere molto dannose per i paesi europei.

Per i popoli europei, la sconfitta della Russia non è un obiettivo, ma fermare il conflitto lo è.

Se le economie europea e russa dovessero davvero “separarsi”, man mano che le sanzioni diventeranno sempre più estese, verrà inflitto un colpo devastante all’economia europea.

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