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Bergamo in Comune | Maggio 4, 2024

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AIR FRANCE 1611

AIR FRANCE 1611

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Una favola per l’8 settembre, giorno che festeggia la Natività della Beata Vergine Maria, ma che nel nostro immaginario collettivo ormai simbolizza l’inevitabile e tragico crollo delle istituzioni statali quando queste da troppo tempo sono state impositive al popolo e non sono per nulla rappresentative dello stesso.

Poi vengono a raccontarcela in tanti modi: “fine dello Stato”, vero, però raccontatecela tutta “di quello Stato”; “inizio della guerra civile” (termine questo sempre forzatamente contrapposto a quello più corretto di “Resistenza”), boh!, la Resistenza era già in atto da oltre venti anni; “sbandamento dell’esercito”, vero anche questo, i coscritti ne avevano le scatole piene della guerra e dell’esercito in quanto tale; etc.

Però non viene mai raccontato dal nostro sistema mediatico quella che è la reale sequenza in cui l’8 settembre è solo il primo passaggio: dopo vengono il 25 aprile ed il 2 giugno.

Evidentemente la Repubblica unitaria e democratica nata dalla lotta della Resistenza non piace a chi oggi detiene il potere reale: la democrazia è continuativamente erosa da sistemi elettorali maggioritari e di secondo livello di vario genere, sempre proposti da poco credibili personaggi che si definiscono essere “di sinistra” (sic), e lo Stato unitario è seriamente minacciato da proposte sempre più assurde di “autonomie regionali”, presentate dalla versione moderna degli “austriacanti” al servizio di un qualche potere a noi estraneo (la imperial-regia duplice monarchia mezza gialla e mezza nera all’epoca, le finanziarie atlantiche ed i loro scagnozzi nazionali oggi) il cui unico scopo è il frantumare la popolazione rendendola nuovamente suddita dei duchi e dei duchini, come fu prima dell’Unità, e quindi più facilmente sfruttabile a basso costo.

Anzi, peggio: i duchi ed i duchini almeno erano perfettamente convinti della legittimità della loro sovranità, visto che i loro antenati erano stati “unti dal Signore” (ricorda qualcuno?), e non erano più di sette (nove contando Massa e Lucca, assorbite da Modena e da Firenze nella prima metà del XIX secolo); mentre i signori dei ducat… Ooops!… delle Regioni autonome odierne sarebbero sempre e solo esponenti della classe politica asservita alle finanziarie e le “autonomie locali” sarebbero ben diciannove (ventuno contando le province già autonome di Bolzano e di Trento).

Semplicemente terrificante.

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Ma, dopo questa introduzione, veniamo alla favola per l’8 settembre.

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In estate succedono cose strane, ad esempio che le sorelle “rompano” e ti chiedano di restaurare le persiane della casa avita dove ci si ritrova tutti e che, mentre ci si concia di schifo in cantina tra spatole, stucchi e vernici si trovi una pila di giornali datati e abbandonati lì da anni per proteggere il pavimento dalle colate e dagli sbruffi di pittura.

Ovviamente la tentazione di dare un occhio al “come eravamo” si presenta con forza, ci si mette a leggerli e, accanto a nostalgie varie e di solito poco profonde, si scoprono eventi ormai dimenticati (o fatti dimenticare).

Nel caso particolare si scopre la pag.15 del maggiore quotidiano nazionale di mercoledì 12 settembre 2018 che racconta del disastro aereo del volo Air France 1611 avvenuto l’11 settembre 1968 al largo di Cap d’Antibes.

Quanto scritto in quell’articolo è molto “pesante” per le analogie, ma sarebbe meglio dire “identità”, tra quell’ormai lontano e dimenticato evento e quanto avvenuto il 27 giugno 1980 al volo Itavia IH870 dalle parti di Ustica.

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Incuriositi si fa un giro su internet per scoprirne di più e, sul sito della maggiore enciclopedia on line, si legge una versione molto, ma molto, più edulcorata di quanto scritto in quell’articolo.

Ad esempio che:

“Nelle acque del Mar Mediterraneo sono state recuperate complessivamente circa 8-10 tonnellate di detriti, a seguito delle indagini durante le quali si stabilì che l’incendio più intenso si è verificato nella sezione di coda sul lato destro, più precisamente nell’area del bagno e della cucina di bordo. Allo stesso tempo, si è riscontrato che il fuoco non si spense e che non danneggiò la fusoliera esterna. Il Bureau d’Enquêtes et d’Analyses pour la sécurité de l’aviation civile (BEA) non poté stabilire con certezza la causa esatta o più probabile dell’incendio”.

“Una versione molto popolare (eufemismo per “teoria complottista” o “bufala” – NdR) è che l’aereo di linea è stato colpito da un missile intenzionalmente o accidentalmente. Questa versione cercò di inquadrare il ministro della difesa Michel Debré, che il 26 settembre 1969 aveva affermato che a quel tempo non era stata effettuata alcuna esercitazione militare sull’Île du Levant, situata non lontano dal luogo dell’incidente e centro di vari test missilistici. Tuttavia, alcuni testimoni indicano che le esercitazioni di difesa aerea negli attacchi contro bersagli aerei di addestramento venivano ancora svolte, ma che erano state interrotte dopo che un aereo civile comparve sul radar. Sebbene ciò non escluda la possibilità che uno dei missili sia comunque riuscito a colpire il volo 1611.

Il 9 settembre 2006 le famiglie delle vittime presentarono una petizione al Ministero della Difesa francese accusandolo di omicidio di massa.

Il 10 maggio 2011 l’ex segretario militare Michel Laty, in un’intervista al canale televisivo “TF1”, affermò che il volo Air France 1611 era stato abbattuto da un missile deviato dalla traiettoria”.

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Diciamo pure che la storia raccontata in questo modo equivale ad un certificato di morte per insufficienza cardiaca, vale a dire scrivere che una persona “è morta perché è morta”…

Si originano solo dubbi su quelle che possono essere state le vere cause.

Per cui siamo andati a vedere cosa scrive il database degli incidenti aerei (aviation-safety.net) e abbiamo scoperto che anche questo sito, estremamente preciso, riporta come possibile causa sia l’incendio a bordo che l’essere stati colpiti da un missile.

https://aviation-safety.net/

https://aviation-safety.net/database/record.php?id=19680911-0

https://aviation-safety.net/database/record.php?id=19800627-0

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Non possiamo saperne di più per cui ci limitiamo a riportare la parte finale dell’articolo del 12 settembre 2018, rimarcando come si trattasse davvero di altri tempi:

“Il volo AF1611 assomiglia ad una specie di Ustica dei Francesi, con le famiglie che non si arrendono e le forze armate che preferiscono tagliare corto quando viene evocata l’ipotesi di un loro coinvolgimento.

L’impatto nell’immaginario nazionale è stato diverso, la Francia ha conosciuto meno stragi misteriose dell’Italia e qui c’è un’altra fiducia nello Stato, ma i punti di contatto sono impressionanti.

Un testimone dirà di avere notato una luce bluastra penetrare nella coda dell’aereo prima della picchiata.

Il 12 maggio 2011. Mathieu Paoli, orfano di Ange-Marie e Toussainte, ha ricevuto una lettera scritta poco prima di morire da Michel Lavy, segretario dell’esercito alla Prefettura Marittima di Tolone, che nel 1968 redasse il primo rapporto posto sotto il segreto di Stato. Laty, affetto da un cancro in fase terminale, ha voluto confidare a Paoli che l’aereo venne colpito da un missile disarmato lanciato dall’isola di Levante, proprio davanti alla Costa Azzurra, dove si trova il CELM (poligono di lancio missili).

Il missile, finito fuori controllo, avrebbe raggiunto uno dei reattori provocando un incendio ma non un’esplosione perché privo della carica.

Poi ci sono stati i depistaggi, i filmati manipolati, le testimonianze ignorate”.

Non vi chiediamo se questa favoletta vi è piaciuta.

È una favola dell’8 settembre e, quindi, non può essere una bella storia.

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Concludiamo constatando la vicinanza tra le date del 27 giugno 1980 (Ustica) e del 2 agosto 1980 (Bologna) e ricordando quanto risulta nelle motivazioni della sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Bologna nel processo cosiddetto “Mandanti” sulla strage di Bologna, dove è riportata l’intercettazione di una telefonata di Carlo Maria Maggi, morto il 26 dicembre 2018, esponente del gruppo di estrema destra Ordine Nuovo condannato in via definitiva quale mandante della strage di Piazza della Loggia:

“Sai com’è… che Ustica è stato… un episodio di guerra fredda come ha detto questo, la strage di Bologna è stato un tentativo di confondere le acque, capisci? Per fare dimenticare”.

O per mandare un messaggio chiaro al governo italiano che all’epoca aveva ancora velleità di autonomia e di sovranità (mica come quelli degli ultimi decenni, dalla guerra del Cossovo in poi) e che nella faccenda del MIG schiantatosi in Calabria e dell’ipotizzato aereo con sopra il Gheddafi scampato agli eventi del Basso Tirreno del giugno 1980 esiste chi dice che fosse stato poco “collaborativo”.

Ma qui si va in piena teoria complottista, o bufala, o “fake news”, o depistaggio, o verità nascosta, o… Peggio che negli eventi di Piazza Fontana.

Meglio fermarci qui e ci limitiamo a fornire il “link” al sito della maggiore enciclopedia “on line” (quella che quando si rileggono gli eventi a distanza di tempo si scopre che la narrativa è cambiata e che è più consona alle ultime mode politiche – Viva la carta stampata che canta e non cambia!) relativo all’elenco degli aerei civili abbattuti per sbaglio da militari.

L’elenco è sicuramente per difetto.

https://it.wikipedia.org/wiki/Aerei_civili_abbattuti

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Bergamo, 08.IX.2023

Marco Brusa

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