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Bergamo in Comune | Ottobre 9, 2024

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(18.05.19) BERGAMO PRIDE 2019: ORGOGLIO OLTRE LE MURA

(18.05.19) BERGAMO PRIDE 2019: ORGOGLIO OLTRE LE MURA

Oggi Bergamo celebra il suo secondo Pride: un evento che l’anno scorso ha portato in piazza migliaia di bergamaschi. Il titolo della manifestazione era “Giù la maschera”: e davvero abbiamo visto la nostra città gettare la sua maschera di severo perbenismo un po’ bigotto e rivelarsi aperta e accogliente verso le differenze, allegra e partecipe, mentre falliva l’organizzazione di un’omofoba “veglia di preghiera riparatoria per il Gay Pride”.

Quest’anno il titolo del Pride è “Orgoglio oltre le mura”: una definizione che contiene sia la fiera rivendicazione dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali, sia un riferimento all’elemento urbanistico che più caratterizza la nostra città.

Come sappiamo, le mura di Bergamo sono un’opera molto antica, che serviva a difendere la città dalle invasioni e da nemici di ogni tipo: sono quindi un’efficace metafora della tendenza a chiudersi in sé stessi e ad alzare fortificazioni psicologiche, per evitare di confrontarsi con qualcosa di sconosciuto, che appare minaccioso. Ma la cinta muraria che isola la città da ciò che le sta intorno simboleggia anche il desiderio di rifugiarsi in una comunità ben conosciuta, lasciando fuori le persone che non corrispondono ai propri standard: in questo senso, i baluardi veneziani di Bergamo raffigurano atteggiamenti di razzismo e discriminazione, che pongono una differenza invalicabile tra un “noi” e un “loro”; le opere militari, come le polveriere e le bocche da fuoco, sono il simbolo dell’aggressività che a volte si scatena contro l’estraneo, considerato nemico.

E’ inutile nasconderci che c’è ancora tanto da fare nella nostra Bergamo perché venga superata la diffidenza verso tutto ciò che è “diverso”, che genera l’omo-transfobia e la xenofobia: c’è tanto cammino da percorrere, se ancora abbiamo un candidato sindaco che prova a portare con sé in consiglio comunale una lista ispirata al tradizionalismo cattolico più retrogrado.

Il nostro Pride deve essere allora un pacifico assalto a quelle mura di paura e di odio: con le scale del nostro orgoglio dobbiamo salire fino alla loro cima, con l’ariete della nostra allegria dobbiamo sfondare quei portoni sbarrati, per liberare i prigionieri che essi racchiudono. Non siamo noi i prigionieri, ma coloro che ancora oggi non riescono a uscire dal perimetro ristretto delle loro rassicuranti convinzioni; coloro che non sanno venire incontro all’altro e accettare serenamente la sua identità e per questo devono starsene soli, barricati al buio, nella tristezza e nel rancore.

Ma non basta una battaglia sola: ogni giorno dobbiamo sforzarci di conquistare quelle mura e di spalancare quelle porte. Il Pride ci dimostra che non siamo soli, ma il nostro impegno non deve mai venire meno per incontrare le persone che ancora vivono nella paura del diverso e liberarle, una volta per sempre; e liberare così tutta la nostra società dall’odio e dalle discriminazioni che la avvelenano. Facciamoci coraggio, marciamo con orgoglio, uniti nelle nostre differenze e solidali nella ricchezza delle nostre identità. (Bergamo, 18.05.19, Silvia Bianchi)

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