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Bergamo in Comune | Ottobre 9, 2024

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PIANO DRAGHI

PIANO DRAGHI

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È stato pubblicato un documento per nuove linee guida dell’Unione Europea in economia, noto come “Progetto Mario Draghi”, dal nome del suo presentatore.

Immediatamente si sono scatenati i cacciatori di eredità e di nuove posizioni nell’establishment ad elogiarlo sperticatamente, manco si trattasse di Vangelo, Corano, Talmud, Libro Tibetano, o simili…

Noi ci limitiamo a darvene due brevi commenti da punti di vista autonomi.

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Il banchiere Draghi cala il verbo e subito riceviamo un nuovo messaggio in una bottiglia da Giorgio Gori….

Il dossier Draghi viene liquidato come ridotto a una proposta di “una maggiore cooperazione industriale tra i 27 Stati membri e un dialogo strategico più efficace, soprattutto alla luce delle crescenti tensioni globali”.

Tradotto dal politichese goriano: ci daremo da fare a produrre più armi e soprattutto a venderle.

Draghi infatti propone di fatto di emettere strumenti di debito comune, che verrebbero utilizzati per finanziare progetti di investimento congiunti volti ad aumentare la competitività e la sicurezza europea.

Tra i diversi settori di investimento viene messo particolarmente in rilievo quello della sicurezza militare in quanto, secondo Draghi, le nuove minacce geopolitiche hanno riportato sotto i riflettori le capacità di difesa dell’UE.

Secondo lui l’industria della difesa dell’UE è ancora altamente competitiva a livello globale in ambiti specifici; tuttavia, il settore soffre di una combinazione di debolezze strutturali.

La spesa pubblica per la difesa degli Stati membri dell’UE è insufficiente nell’attuale contesto geopolitico; l’accesso ai finanziamenti privati rimane una sfida fondamentale per l’industria della difesa dell’UE; la scelta di acquistare dagli Stati Uniti può essere giustificata in alcuni casi perché l’UE non ha alcuni prodotti nel suo catalogo, ma in molti altri casi esiste un equivalente europeo, o potrebbe essere reso rapidamente disponibile dall’industria della difesa europea.

Evviva!

Insomma, facciamo ripartire l’Europa investendo molti soldi nell’industria delle armi.

Viva la pace!

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In questo contesto le catastrofi economiche, sociali e politiche in Francia e Germania sono liquidate da Gori con la sola preoccupazione che purtroppo determinino un quadro politico negativo “perché le idee di Draghi si realizzino”.

E qui si vede il fine statista!

Ma come mai secondo Gori siamo giunti a questa crisi sistemica?

Tutta colpa dei Tedeschi la cui produzione (a partire dalle auto) “era destinata all’export e realizzata con bassissimi costi dell’energia, del gas in particolare, che arrivava dalla Russia. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e il blocco dei gasdotti è emersa tutta la fragilità dell’economia di quel Paese”.

Naturalmente Gori omette di dire che lui è stato uno degli sponsor, ante litteram, del conflitto con tanto di manifestazioni con la comunità Ucraina di Bergamo che rivendicavano armi per combattere ancora prima dell’attacco Russo.

Dimentica anche di dire che il blocco dei gasdotti è stato il risultato di un certo attentato alle pipe-line nel Baltico, attentato che ormai è chiaro è stato un affare tutto interno ai paesi NATO.

Se l’analisi dei motivi della crisi economica Europea sono quelli che afferma oggi Gori, perché lui era contrario alle trattative e favorevole al conflitto?

Abbiamo in Europa proprio la persona giusta con le idee (poche ma ben confuse) per difendere gli interessi di noi Europei.

Ciliegina sulla torta sull’auspicato Piano Draghi, che tanto Gori apprezza, in esso non si vede la presenza nè di un qualsiasi soggetto pubblico, nè all’orizzonte il destino di alcuni beni di merito da sviluppare (sanità, scuola, etc.).

Si prosegue sulla nota linea “privato è bello”.

E tutto questo proporre e sproloquiare senza che nemmeno nel documento Draghi ci sia una riga dedicata a una analisi della struttura dell’economia europea.

Cosa che, inizio a immaginare, Gori non sappia neppure cosa possa essere.

Ora mi piacerebbe che qualche elettore sinistro di Gori mi spieghi perché lo ha votato.

Fermare la destra politica votando la destra economica macroniana (o di centro-sinistra che dir si voglia) si sta rivelando sempre di più per quello che è: una scempiaggine.

Allearcisi assieme una pazzia.

Alla fine, se il documento del banchiere Draghi preoccupa, i suoi entusiastici commentatori fanno compassione, di fatto incarnando, malamente, il peggio della destra economica europea.

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Bergamo, 10.X.2024

Francesco Samuele Macario – ex-assessore all’Edilizia Privata nella Giunta Bruni

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Interessante come nel cosiddetto “Progetto Draghi” si parli di “Esenzione agli aiuti di Stato che devono essere utilizzati per progetti comuni”, di “aumentare i finanziamenti europei”, di “emissione di titoli (asset) comuni” e di cercare un equivalente europeo per gli acquisti per la difesa che ora vengono fatti negli USA.

Però si parla anche di “regole più forti” per il controllo dei bilanci…

In sintesi, si tratta di una proposta per il capitalismo europeo che dice: “È finito il tempo delle vacche grasse del libero mercato e del grande saccheggio della cosa pubblica (che lo stesso Draghi aveva attivamente iniziato un trenta anni fa); è arrivato il tempo di mettere mano al portafogli e di investire secondo una pianificazione coordinata”.

È un documento che butta palate di terra nella fossa destinata a diventare la tomba del cosiddetto “libero mercato che produce ricchezza (ma quando mai?)”.

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Il Draghi diventato brezneviano francamente ci mancava.

Manca solo che scriva: “voglio un piano quinquennale”…

https://youtu.be/Nyhf4wovH0s

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In ogni modo, come è ovvio che sia, si tratta di uno studio di un banchiere per il capitale europeo, sicuramente non per i popoli d’Europa, e il suo scopo è il rendere questo capitale “competitivo in un mondo di geopolitica meno stabile” e questo è solo un eufemismo per dire che la guerra è ammissibile.

Non c’è quindi da stupirsi che non si parli di diritti sociali, di sanità, di istruzione (R&S avanzate a parte, ma sono un’altra cosa), di lavoro, etc.

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Si tratta di un documento per il capitale, non per i popoli.

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Bergamo, 10.X.2024

Marco Brusa

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