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Bergamo in Comune | 16 Novembre 2025

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GAZA: LE OPINIONI DEI DIRETTI INTERESSATI

GAZA: LE OPINIONI DEI DIRETTI INTERESSATI

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La “Pace” a Gaza ha suscitato una ondata emotiva sul MinCulPop mediatico di fatto priva di razionalità ed i commenti più o meno demenziali si sono sprecati.

Per compensare questa situazione abbiamo pensato di raccogliere commenti significativi espressi dalle parti direttamente o indirettamente in causa e di proporveli con solo nostre minime chiose.

Auspichiamo che questo permetta a tutte e a tutti di farsi una idea un po’ più precisa di quanto avviene sull’altra riva del Mediterraneo.

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Due parole anche sulla presenza di quattro navi da guerra NATO a “scortare” la Sumud Flotilla fino alla zona di esclusione marittima israeliana, ai confini della quale sono rimaste a pattugliare ben oltre la conclusione della vicenda.

Se le notizie di stampa sono corrette si è trattato di un pattugliatore oceanico spagnolo, di una fregata italiana, di una corvetta greca e di un’altra fregata turca, quest’ultima ha fatto pure abbondante uso di droni.

Agli Inglesi è stato chiesto se avessero voluto partecipare anche loro ed hanno risposto “no”, senza il “grazie”.

L’assente ingiustificata tra le principali marine mediterranee è stata la Francia, ma si sa: la Francia oggi, dopo due mandati di Macron/Rothschild, è la grande malata d’Europa ed ha altro a cui pensare…

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Non volendo considerare le polemiche provinciali spicciole, quanto risulta da questa operazione di scorta è che la spaccatura tra nord e sud dell’Europa si sta allargando e che questa spaccatura economica è sempre esistita anche se finora è stata nascosta “in nome degli ideali europei”…

Ora che questi “ideali” sono andati a pescare rane in risaia (volgarmente: a ranare), gli interessi dei paesi mediterranei, che sono il commerciare con il sud-est del mondo e non il seguire l’isteria degli staterelli baltici o la furbizia dei servi delle finanziarie, cominciano a riemergere e questo anche tramite governi politicamente opposti, quali quelli italiano e greco in confronto a quello spagnolo.

Non investighiamo ulteriormente sul come è capace di comportarsi la Turchia: quelli giocano, e vincono, su tutti i tavoli.

Tutto il contrario della sclerotica amministrazione della Unione Europea, priva di strategia, di tattica, di scopo, di un qualsiasi motivo per essere stimata dai propri popoli, etc.

A tutto questo la NATO non si oppone perché ha comunque bisogno di andare a vedere con ottimi apparati elettronici quali sono le nuove diavolerie dei sionisti, non sono mica tanto sicuri che stiano usando solo quelle marcate NATO.

Inoltre lo sventolare sotto il naso dei sionisti bandiere militari NATO non fa per nulla dispiacere agli ammiragli atlantici, è comunque sempre un modo per ricordare loro non tanto un “Guardatevi dallo sparare! La Navi Marmara non la fate più”; quanto un ribadirgli: “Tu devi fare quello che voglio io!”.

E la successiva “Pace” di Gaza, imposta senza troppi complimenti da Don Aldo al Netanyahu facendogli mica tanto salvare la faccia, conferma queste analisi.

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Il primo articolo che vi presentiamo è preso dal quotidiano della “sinistra sionista” israeliana Haaretz ed è della serie: anche noi Israeliani non ne possiamo più del nostro governo.

A seguire il comunicato congiunto di Hamas, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e Jihad Islamica.

Altro articolo l’opinione di “Tehran Times”, sempre pacato e razionale quando si tratta di effettuare analisi generali; da leggere, insomma.

Per quanto riguarda i commenti dalla Turchia abbiamo scelto l’opinione di Abdullah Muradoğlu, “erdoganiano” di ferro i cui commenti però presentano sempre un sottofondo di umanità e che abbiamo già ospitato su questo sito. Dopotutto è vero che esiste il detto “Mamma! Li Turchi!”, ma esiste anche il proverbio “In mezzo a Turchi si vive sicuri”.

Ed infine l’opinione degli Houthi dello Yemen, breve, precisa e, a modo suo, anche molto razionale.

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Bergamo, 12.X.2025

Marco Brusa

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ISRAELE

Anche noi Israeliani non ne possiamo più del nostro governo.

https://www.haaretz.com/israel-news/2025-10-12/ty-article/.premium/a-message-to-minister-smotrich-trump-has-spoken-the-war-in-gaza-is-over/00000199-d497-d8a7-afdd-f7bfa8830000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

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Un messaggio al ministro di estrema destra Smotrich: Trump ha parlato, la guerra a Gaza è finita.

La fine della guerra significa che il metodo finora utilizzato da Israele – usare la forza militare per risolvere le questioni negoziali – ha fatto il suo tempo.

D’ora in poi, qualsiasi controversia futura sul ritiro israeliano da Gaza o sul disarmo di Hamas sarà negoziata.

La guerra è finita.

Terminata.

Conclusa.

Trump ha dato la sua parola ai tre mediatori, Qatar, Turchia ed Egitto.

Questa è la garanzia che Hamas ha chiesto e ottenuto.

Israele si lamenterà con i mediatori o con gli Stati Uniti, e tutti si siederanno a discutere la questione, con ciascuna parte che farà pressione sul proprio cliente affinché smetta di essere intransigente.

La propaganda che (gli estremisti israeliani) stanno vendendo, secondo cui le Forze di Difesa israeliane rimarranno a Gaza in posizioni pronte all’attacco se necessario, è una menzogna.

Non ci saranno più occupazioni di Gaza e demolizioni di grattacieli.

È finita!

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PALESTINA

Comunicato congiunto di Hamas, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e Jihad Islamica:

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Questa fase rappresenta un’opportunità per rafforzare la solidarietà sociale all’interno della Striscia di Gaza sostenendo le famiglie colpite, garantendo le necessità della vita quotidiana e attivando quadri di cooperazione tra le organizzazioni, le comunità e le istituzioni locali e internazionali competenti.

Questo creerà un ambiente resistente e unito, in grado di affrontare tutte le sfide e preservare la fermezza e la resistenza del nostro popolo.

Rinnoviamo il nostro appello all’unità e alla responsabilità nazionale per intraprendere un percorso politico nazionale unitario con tutte le organizzazioni palestinesi.

Stiamo lavorando, in collaborazione con l’Egitto, per convocare urgentemente un incontro nazionale sulla fase successiva al cessate il fuoco.

Questo unificherà la posizione palestinese, formulerà una strategia nazionale completa e ricostruirà le nostre istituzioni nazionali in base ad amministrazione collegiale, credibilità e trasparenza.

Sottolineiamo inoltre il nostro assoluto rifiuto di qualsiasi tutela straniera e affermiamo che la determinazione della forma di governo nella Striscia di Gaza e delle basi operative delle sue istituzioni è una questione interna palestinese, determinata unitariamente dalle componenti nazionali del nostro popolo.

Confermiamo la nostra disponibilità a beneficiare della partecipazione araba e internazionale per la ricostruzione, il recupero e il sostegno allo sviluppo, per garantire una vita dignitosa per il nostro popolo e per preservarne i diritti sulla propria terra.

In questo cruciale momento storico, rinnoviamo la nostra lealtà ai martiri, ai prigionieri, ai feriti e ai combattenti partigiani del nostro popolo.

Confermiamo di mantenere fermamente il nostro impegno per i diritti del nostro popolo alla propria terra, patria, luoghi santi e dignità, e la nostra determinazione a proseguire la resistenza in tutte le sue forme fino al pieno conseguimento dei nostri diritti, primo fra tutti la fine dell’occupazione, l’autodeterminazione e la creazione di uno Stato pienamente sovrano e indipendente con Gerusalemme come capitale.

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IRAN

I fallimenti militari di Israele lo hanno costretto al ritiro parziale da Gaza.

https://www.tehrantimes.com/news/519022/Exclusive-Israel-s-military-failures-forced-partial-withdrawal

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Dopo due anni di guerra devastante e di sofferenze umane senza precedenti a Gaza, Hamas e Israele hanno accettato un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti il 9 ottobre in base al controverso piano in venti punti di Donald Trump.

Mentre l’accordo ferma temporaneamente le operazioni militari di Israele e apre la strada allo scambio di prigionieri e ai ritiri graduali, gli analisti avvertono che lascia irrisolte le cause profonde del conflitto e potrebbe solo rinviare un altro ciclo di violenze.

Una serie di pressioni significative sia su Israele che su Hamas li hanno portati a questo accordo parziale.

In primo luogo, si tratta di un accordo parziale che evita deliberatamente i punti di contesa strategici e serve gli obiettivi a breve termine di ciascuna parte.

Ad esempio, soddisfa la richiesta di Hamas di fermare la campagna di sterminio e di bloccare i piani di distruzione e sfollamento forzato.

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Per quanto riguarda Israele in particolare:

1)

Israele ha subito massicce pressioni internazionali, tra cui l’isolamento politico alle Nazioni Unite e minacce reali di sanzioni economiche da parte di paesi considerati amici di Israele.

Alcune di queste conseguenze erano già state attuate, come l’annullamento dei contratti di armamento e l’espulsione di diplomatici israeliani, sviluppi che l’amministrazione Trump ha notato.

Si è arrivati al punto in cui, nella sua ultima conversazione con Netanyahu prima che l’accordo fosse accettato, si dice che Trump gli abbia detto: “Non puoi combattere il mondo intero”.

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2)

Trump aveva dato a Netanyahu il tempo sufficiente per attuare tutte le misure militari possibili per sconfiggere Hamas, ma quei tentativi sono falliti; Trump è giunto alla conclusione che Hamas non poteva essere eliminato militarmente e che anche il piano di trasferire la popolazione di Gaza nel Sinai era fallito.

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3)

L’esercito israeliano ha anche esercitato pressioni sulla leadership politica: il capo di stato maggiore ha ripetutamente espresso il timore che l’esercito sarebbe stato costretto a rimanere a Gaza – soprattutto nelle aree popolate – per lungo tempo e avrebbe subito pesanti perdite da imboscate e azioni militari.

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È nell’interesse di Israele allontanarsi da posizioni pericolose come luoghi soggetti a imboscate, ed è anche nell’interesse dei Palestinesi che Israele accetti il principio del ritiro, anche se tale ritiro è parziale.

Allo stesso tempo, il ritiro è una necessità logistica: crea le condizioni necessarie per la ricerca di prigionieri deceduti e per facilitare la consegna di aiuti ai civili senza ostacoli da parte delle forze di occupazione.

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La ricostruzione di Gaza sarà una complessa battaglia politica tra attori regionali e internazionali.

Da un lato c’è un piano americano per impadronirsi di parti di Gaza – in particolare la costa, il mare e i pozzi di gas e petrolio nelle acque economiche di Gaza – per gli investitori internazionali, compresi i soci di Trump; dall’altro ci sono gli interessi palestinesi nell’usare la loro terra e il loro mare a beneficio del popolo palestinese.

Questa lotta richiederà una posizione palestinese unificata, il sostegno politico ufficiale arabo e islamico e la protezione del diritto internazionale per i diritti territoriali e marittimi dei Palestinesi.

Soprattutto, il processo di ricostruzione sarà condizionato da Israele e dagli Stati Uniti su questioni come lo stato degli armamenti di Gaza e possibilmente lo spostamento dei leader della resistenza dalla Striscia.

Queste battaglie politiche potrebbero ritardare la ricostruzione per molti anni.

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TURCHIA

Israele ha perso la guerra dell’opinione pubblica…

https://en.yenisafak.com/columns/abdullah-muradoglu/israel-lost-the-public-opinion-war-3709188

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E’ chiaro che Israele ha perso la sua “guerra globale di pubbliche relazioni”.

Nessuna montatura può coprire il genocidio che ha compiuto davanti agli occhi del mondo.

Gli Stati Uniti, che finanziano, armano e forniscono copertura diplomatica per garantire l’impunità di Israele, hanno pure perso questa guerra di pubbliche relazioni.

La reazione globale contro Israele ora include gli stessi Stati Uniti – e gli Americani si stanno seriamente chiedendo perché il loro governo stia finanziando il genocidio di Israele.

Lo statista britannico Winston Churchill una volta aveva detto: “In tempo di guerra, la verità è così preziosa che dovrebbe sempre essere accompagnata da una guardia del corpo di menzogne”.

E’ un dato di fatto che i palestinesi sono sottoposti a genocidio.

Lo scudo di menzogne costruito dai media filo-israeliani in Occidente non è riuscito a nascondere questa verità.

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Alla fine di luglio, un articolo del Financial Times ha rivelato che durante una conversazione privata con un importante donatore miliardario ebreo, Trump ha osservato: “Il mio popolo sta iniziando a odiare Israele”, riferendosi anche alla sua stessa base politica.

La “verità” stava cominciando a mordere il più forte alleato di Israele: l’amministrazione statunitense.

All’interno della base in gran parte giovane di Trump, indipendente dall’establishment repubblicano, il conflitto tra “Make America Great Again (MAGA)” e “Make Israel Great Again (MIGA)” aveva raggiunto un punto in cui non poteva più essere nascosto.

Trump si è trovato diviso tra “MAGA” e “MIGA”.

La pressione dell’opinione pubblica globale, dell’opinione pubblica americana e della base MAGA di Trump ha spinto Trump a costringere Netanyahu ad accettare un cessate il fuoco.

Gli Stati Uniti e Israele hanno perso la loro capacità di controllare la narrazione.

E sia Trump che Israele hanno chiaramente bisogno di riconquistare quel controllo.

Le narrazioni costruite sull’inganno stavano conducendo una guerra contro la natura della verità – e la natura della verità ha respinto le invenzioni di Israele.

In questo senso, il cessate il fuoco è anche un riflesso del crollo delle narrazioni spinte sia da Israele che dall’amministrazione statunitense.

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Il sostegno incondizionato e indiscusso a Israele – qualunque cosa facesse – si basava su un “consenso bipartisan” negli Stati Uniti.

Questo consenso ha subito un duro colpo.

Anche i media “mainstream” hanno inciampato nel difendere la narrativa di Israele.

Questa macchina della propaganda sta scoppiando.

La guerra cognitiva di Israele e della sua lobby, la manipolazione psicologica, l’inganno e le campagne di formazione della percezione rivolte al pubblico occidentale si sono ritorte contro di esso.

I media filo-israeliani sono stati i legionari di una guerra cognitiva asimmetrica contro il popolo palestinese oppresso.

Ma la storia ha sempre dimostrato che chi non ha potere trova il modo di resistere ai potenti.

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HOUTHI

Forze Armate Yemenite

https://t.me/RezistanceTrench1/29730

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Ai nostri eroici fratelli dei movimenti “Hamas” e “Jihad Islamica”

Non ci interessano i dettagli dei negoziati perché la decisione è nelle vostre mani, ma rimaniamo fedeli alla promessa fatta.

Così come le nostre operazioni militari di supporto sono iniziate su vostra richiesta, non si fermeranno se non su vostra richiesta e riprenderanno ogni volta che lo chiederete.

Il vostro destino è il nostro destino, e saremo con voi fino alla vittoria o al martirio.

E coloro che hanno commesso torti sanno con quale tipo di ricompensa saranno loro restituiti.

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